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Economia | 14 gennaio 2019, 19:40

Microplastiche: la nuova sfida della tutela ambientale per salvaguardare il territorio

Le microplastiche sono le piccole particelle di plastica che inquinano i nostri mari, gli oceani e le nostre montagne. La loro denominazione deriva dalle dimensioni. Si definiscono micro-plastiche quegli oggetti di diametro compreso tra i 330 micrometri e i 5 millimetri

Microplastiche: la nuova sfida della tutela ambientale per salvaguardare il territorio

Le microplastiche sono le piccole particelle di plastica che inquinano i nostri mari, gli oceani e le nostre montagne. La loro denominazione deriva dalle dimensioni. Si definiscono micro-plastiche quegli oggetti di diametro compreso tra i 330 micrometri e i 5 millimetri. E se la loro pericolosità per la salute umana è dimostrata da anni di studi e ricerche scientifiche, il danno più grave è quello per l'ambiente: la plastica è uno degli elementi meno biodegradabili esistenti. Le microplastiche per le le loro stesse dimensioni presentano un problema ulteriore: possono essere ingerite e accumulate nel corpo e nei tessuti di molti organismi, esseri umani compresi. Ma come combatterne la diffusione? E quali sono le iniziative più importanti a livello locale, internazionale e istituzionale per ridurre i rischi per la salute dell'uomo e dell'ambiente?

Dell’impatto della plastica (con tutti i suoi risvolti negativi) si discute da tempo anche nel territorio ligure. Lo scorso marzo si è tenuto a Santa Margherita Ligure il workshop dal titolo “Mare di Plastica? A Plastic Sea?”, organizzato dal Lions Club locale. All’evento, svoltosi alla Sala degli Stucchi di Villa Durazzo, hanno partecipato importanti rappresentanti del mondo scientifico e accademico, tra cui biologi e famosi ricercatori, dei media e delle istituzioni che si occupano della tutela dell'ambiente regionale. In quell'occasione fu lo stesso direttore dell'Area Marina Protetta di Portofino, Giorgio Fanciulli, a porre l'attenzione su un problema molto spesso tralasciato, ossia la grande quantità di reti e lenze da pesca di nylon che “muoiono” sui fondali, non solo nel Mediterraneo ma anche in altri mari. Un grave danno per piante e animali marini, danneggiati entrambi da reti e attrezzature simili.

E i numeri sono lì a dimostrare la consistenza del problema: lo scorso aprile sono stati rilevati nelle acque marine superficiali davanti alle Cinque Terre, uno dei tratti di costa italiani meno inquinati, valori di microplastiche pari a 0,12 frammenti per metro cubo. Un dato superiore a quello di Livorno, Isola del Giglio, Ventotene e Capo Rizzuto e inferiore soltanto a quello di Portici e delle Isole Tremiti. È quanto emerso dalla ricerca dell'Istituto di Scienze Marine del Cnr di Genova svolta in collaborazione con l'Università Politecnica delle Marche e Greenpeace Italia.

Intanto arrivano buone notizie dall'amministrazione di Imperia. Grazie alla proposta della consigliera Maria Nella Ponte, il Comune ha deciso all'unanimità di aderire al Plastic Free Challenge, l'iniziativa promossa dal Ministero dell'Ambiente per “liberare” lo stesso dicastero e gli altri enti pubblici dall'uso di materiali plastici usa e getta. Una decisione importante per sensibilizzare sul tema gli abitanti del territorio.

Ma il problema di plastiche, microplastiche e nanoplastiche non riguarda soltanto i nostri mari ma tutto l'ambiente. Non fanno eccezione i territori montani dove l'inquinamento creato dall'uomo è in alcuni casi addirittura superiore.

Anche per ripulire le montagne non sono mancate iniziative importanti nell'ultimo periodo. Qualche anno fa i fratelli Benegas durante la loro scalata sul Monte Everest avevano un altro obiettivo oltre a quello di raggiungere la vetta: ripulire le centinaia e centinaia di chili di rifiuti che vengono lasciati da parte degli alpinisti durante le salite intermedie. Un'iniziativa che ha posto ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, l'attenzione su come la sensibilità verso la tutela dell'ambiente debba partire da ogni singolo individuo.

Nel 2014 un'altra impresa di altissimo livello sportivo e ambientale. Stiamo parlando della campagna di Keep Karakorum Clean, inserita nel progetto K2 60 Years Later Expedition (spedizione alpinistica, scientifica e ambientale) che il 26 di luglio di quell'anno, a 60 anni dalla conquista italiana, ha visto Michele Cucchi e sei pakistani membri del team, raggiungere la vetta del K2. Un'iniziativa che ha permesso di ripulire uno dei luoghi più suggestivi al mondo da oltre 11.825 kg di rifiuti solidi, 3675 kg di rifiuti umani, 29 carcasse di animali.

Intanto iniziano a muoversi anche le istituzioni a livello europeo. Le microplastiche, nonostante le dimensioni microscopiche, sono tra i rifiuti di plastica più pericolosi per l’ambiente. E si trovano in oggetti di uso comune come cotton fioc, dentifrici e cosmetici. Proprio per la loro pericolosità il Parlamento Europeo ne vorrebbe vietare l’uso dal 2020 seguendo l'esempio del governo britannico e prendendo spunto dal testo redatto dalla Commissione Europea Una strategia europea per la plastica nell’economia circolare”.

Buone notizie, dunque, per l'ambiente. La strada da fare è ancora molto lunga ma le ultime iniziative a livello mediatico (vedi la recente campagna targata Sky per la salvaguardia dei mari), istituzionale e volontario fanno ben sperare per un futuro prossimo a “plastica 0”.

 

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