Attualità - 19 luglio 2019, 16:27

I bagni Liggia di Sturla sequestrati per 'violazione della Bolkestein', le reazioni imperiesi di Confcommercio e Fiba: "Preoccupazione e necessità di chiarezza"

Il provvedimento della Cassazione fa discutere dal locale al nazionale. Confcommercio chiede chiarezza, Fiba preoccupata, ma fiduciosa nell'assoluzione del titolare

Immagine di repertorio

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Gli storici bagni Liggia di Genova Sturla sequestrati preventivamente per violazione della Bolkestein. Una notizia che sta facendo discutere in tutta la Liguria e non solo e che non può che preoccupare anche molti balneari imperiesi.

I sigilli al noto stabilimento balneare genovese sono stati posti a seguito di un provvedimento emesso dal tribunale del riesame che ha rilevato una violazione della contestata legge Bolkestein. Il reato sarebbe quello di 'occupazione abusiva del demanio'. A richiedere il sequestro il pm Walter Cotugno, sequestro consentito, dopo due no, dalla Cassazione.

La normativa europea impone la messa a bando di tutte le concessioni pubbliche comprese quelle delle spiagge. Nonostante ciò il governo italiano è finora riuscito a prorogare, a dicembre 2018 fino al 2034, le concessioni, ma secondo sentenza della Cassazione ciò non è possibile per i rapporti creati prima del 2001, anno in cui è stato abolito il rinnovo automatico. Questo il caso di Claudio Galli, proprietario dei Liggia con concessione rilasciata nel 1998 che, secondo i giudici di Cassazione, sarebbe scaduta nel 2009.

Un sequestro che sta facendo discutere visto che, come ricordato dallo stesso, Galli non è sicuramente l'unico gestore in suddette condizioni.

Dal canto suo Confcommercio Imperia chiede chiarezza normativa come spiegato a Imperianews da Claudio Roggero: "Il timore non è basato su un caso o su un altro, il problema è sull’applicazione del principio. Si dice che la Bolkestein si applica indipendentemente da qualsiasi norma nazionale perché la normativa europea ha validità superiore rispetto a quelle nazionali. Direi che questo pone un problema che non è nel singolo caso e per il quale c’è ovviamente attenzione da parte del sindacato Sib, non solo a livello imperiese, ma nazionale. Non si parla della singola spiaggia, ma del principio di affidamento delle concessioni a privati.

Credo – prosegue – sia necessario un chiarimento, come si sta già facendo, a livello governativo perché su questa partita ci sono state, come abbiamo letto, interpretazioni diverse anche da parte dello stesso redattore della norma sul fatto che le spiagge possano rientrare nella logica dei servizi o dei beni per cui c’è ancora molta confusione. Il tema fondamentale, al di là degli aspetti normativi che rispettiamo, è che ci sia una scelta consapevole di quelle che sono le conseguenze di qualsiasi azione. Nel senso che se, come noi riteniamo non sia corretto, si decida di abolire completamente tutto quello che è stato, ritornerebbero tutti i problemi di riconoscimento e di effettiva gestione delle attività delle spiagge particolarmente in periodo stagionale. Pensiamo a cosa significherebbe per il nostro turismo fare un cambio di questo genere senza un’adeguata preparazione e senza un riconoscimento e una riconoscibilità di quelli che sono i valori portati dai gestori attuali che, a nostro modesto parere, devono vedersi riconosciuto un diritto derivante dall’attività che è stata svolta fino a oggi.

Siamo in un momento in cui si vedono oggettivamente quelli che possono essere i limiti di una normativa portata a livello centralizzato su realtà territoriali assolutamente diverse l’una dall’altra. È chiaro che la visione dell’accoglienza balneare ha un suo significato in Italia differente dal nord Olanda per esempio. Serve chiarire insomma quale deve essere la normativa da rispettare in maniera assoluta, dopo di che fare dei ragionamenti specifici che tengano conto delle peculiarità dei paesi.

Sul sequestro a metà stagione: "Merita sicuramente attenzione è chiaro che c’è rispetto per quella che è la magistratura e le sue motivazioni però un concetto è l’aspetto giuridico un altro quello anche politico di scelte economiche e di prospettiva di crescita del Paese. Non dobbiamo rinunciare a quella che è effettivamente una risorsa economica per gli operatori del settore, ma anche per l’attiva ricettiva, turistica e quindi economica".   

Ancor più netta la posizione della Fiba espressa tramite nota stampa: "L'ordinanza del Tribunale di Genova che ha disposto il sequestro preventivo di una parte della concessione dei bagni Liggia è, a nostro avviso, un atto giuridicamente sbagliato e ingiusto nei confronti dei bagni Liggia ed è fonte di preoccupazione per la balneazione attrezzata italiana.
È opportuno chiarire, in primo luogo, che il provvedimento non è del TAR e cioè del Giudice specializzato per la materia delle concessioni demaniali, bensì di quello penale in quanto il procedimento è sorto per la presunta violazione, da parte del concessionario, dell'art. 1161 del Codice della navigazione che continua, a nostro avviso anacronisticamente, ad avere una rilevanza penale e non amministrativa (si tratta di una contravvenzione estinguibile addirittura con l'oblazione  del pagamento di euro 200,00 di ammenda).

È, altresì, necessario precisare che l'ordinanza in questione non ha esaminato l'eventuale conformità al diritto europeo della nuova  legge 30 dicembre 2018 nr. 145 cd di stabilità che ha differito di quindici anni la durata delle concessioni demaniali. È, infine, doveroso evidenziare che non si tratta di una sentenza in quanto il processo deve ancora iniziare e, ne siamo certi, l'esito del quale sarà di piena assoluzione del concessionario.
Si tratta solo di un provvedimento cautelare, tra l'altro non indispensabile ai fini processuali, richiesto dal Pubblico Ministero incaricato nonostante il diverso avviso dei Giudici del Tribunale competente.

Infatti il Giudice per le indagini preliminari dello stesso Tribunale aveva ritenuto completamente infondata la richiesta cautelare del pm incaricato - proseguono da Fiba.
Nell’ordinanza, il Tribunale di Genova, a sottolineare le criticità della questione, stigmatizza le indagini della Procura allorquando rileva che se, come ritiene la stessa, si tratta di una illegittimità che perdura addirittura da dieci anni, come mai si procede solo nei confronti del concessionario (tra l’altro per un reato, come detto, di scarsissimo rilievo) e non si abbia neppure iscritto nel registro degli indagati nessuno degli appartenenti agli Enti gestori o di controllo per reati ben più gravi (dall’abuso d’ufficio all’omessa denuncia) e che sarebbero logicamente conseguenziali.

Siamo quindi  fiduciosi e ci auguriamo nell'interesse di tutti che il processo penale venga chiesto dal pm senza ulteriore indugio e venga celermente celebrato nel merito dal Giudice competente al fine di chiarire definitivamente la questione. Si tratta, comunque, di un ulteriore segnale dell’urgenza della riforma del settore che da tempo sollecitiamo e invochiamo al fine di dare certezza a decine di migliaia di famiglie che non meritano di lavorare in questo clima di totale precarietà. Riforma che spetta alla Politica e alle Istituzioni rappresentative (Governo e Parlamento) anche per evitare una supplenza da parte della magistratura che, come anche questo caso dimostra, è tutt’altro che di orientamento uniforme".

Lorenzo Bonsignorio

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