Politica - 22 gennaio 2020, 15:00

Giorno della Memoria: Piana “Le istituzioni democratiche, dopo la guerra mondiale, affondano le proprie radici anche nelle ceneri di Auschwitz”

Questa mattina si è svolta la Seduta solenne dell’Assemblea legislativa dedicata alle vittime della persecuzione durante la Seconda Guerra Mondiale. Fontana: “Occorre interrogare le immagini della shoah per capire davvero la storia”

Giorno della Memoria: Piana “Le istituzioni democratiche, dopo la guerra mondiale, affondano le proprie radici anche nelle ceneri di Auschwitz”

Si è svolta questa mattina la Seduta solenne del Consiglio regionale dedicata al Giorno della Memoria. Istituita con la legge regionale 9 del 16 aprile 2004, la cerimonia, a cui hanno assistito le massime autorità civili, militari e religiose, ricorda la tragedia della Shoah e la persecuzione degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dopo il saluto del presidente del Consiglio regionale Alessandro Piana e l’orazione ufficiale di Laura Fontana, rappresentante  per l’Italia al “Memorial de la Shoah de Paris”, la cerimonia si è conclusa con la premiazione degli studenti liguri vincitori della tredicesima edizione del concorso indetto dall’Assemblea legislativa “27 gennaio: Giorno per la Memoria”

Il presidente del Consiglio regionale Alessandro Piana ha aperto la seduta portando i saluti di tutta l’Assemblea legislativa agli ospiti presenti in aula e ha invitato consiglieri regionali, assessori e ospiti a osservare un minuto di silenzio per ricordare tutte le vittime dei campi di sterminio.

SALUTO DEL PRESIDENTE  DEL CONSIGLIO REGIONALE

«Si apre con questa cerimonia - ha esordito il presidente Alessandro Piana - il fitto calendario di manifestazioni ed eventi ricordo di quella “rottura di civiltà” che ha costituito uno spartiacque netto  tra un prima e un poi  nella coscienza dell’Occidente». Il presidente ha sottolineato: «Di quell’orrore dobbiamo conoscere le lunghe premesse maturate anche nelle pieghe occulte delle paure alimentate dai regimi totalitari, nel delirio del nazionalismo esasperato, nel darwinismo sociale e nell’eugenetica, con la conseguente idealizzazione di una razza, ritenuta perfetta a discapito di ogni altra, nell’ applicazione dei criteri propri  della rivoluzione industriale e della ricerca scientifica alla più sistematica e pianificata impresa di sterminio mai attuata». Piana ha continuato: «L’Olocausto in quattro anni ridusse di ben due terzi la ultramillenaria presenza della comunità ebraica in Europa e cercò di cancellare, con essa, quella di altre comunità». Piana si è quindi rivolto agli ospiti presenti nell’Aula: «La presenza, oggi, di tutte le autorità civili e militari della nostra Regione rende il rito laico della Memoria una promessa solenne per il futuro, un impegno, il nostro impegno, per l’oggi. Le istituzioni democratiche, nate all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e il dettato costituzionale che le disciplina, affondano le proprie radici anche nelle ceneri di Auschwitz». Il presidente ha messo in guardia contro l’antisemitismo e le discriminazioni ancora presenti nella società odierna e ha lanciato un appello:  «Occorre consolidare nel nostro presente i diritti negati dalla discriminazione, dalla persecuzione e, infine, dall’Olocausto in un contesto in cui più urgente diventa la necessità di difendersi dal  tarlo sempre attivo dell’antisemitismo contro il quale nemmeno Auschwitz ha vaccinato l’umanità. I dolorosi ricordi dei testimoni hanno tenuta accesa la fiamma per illuminare la direzione da intraprendere, ma a percorrere il cammino dobbiamo essere noi, e – ha concluso rivolgendosi agli studenti -  voi ragazzi. Nelle piccole, come nelle grandi scelte che stanno di fronte a ciascuno di noi, vi sia sempre un raggio di quella luce: solo così saremo certi che non avremo perso la nostra umanità».

LA TESTIMONIANZA DI LAURA FONTANA

Laura Fontana ha affrontato l’argomento da una prospettiva particolare: le immagini della Shoah, il loro uso e abuso rispetto alla vera conoscenza dello sterminio del popolo ebraico. «Oggi abbiamo milioni di foto della persecuzione degli ebrei e della loro distruzione eppure il nostro immaginario sulla Shoah - ha esordito - si basa su un repertorio molto scarno di fotografie che sono sempre le stesse diffuse dai media, pubblicate sui libri scolastici». La studiosa ha messo in guardia: «Indubbiamente siamo in presenza di una povertà ripetitiva e selezionata al punto che quelle stesse immagini vengono ormai riproposte nei più svariati contesti in relazione alla sofferenza umana e non è raro che ci vengano presentate senza didascalie o con didascalie non corrette. Progressivamente sconnesse dal contesto storico e svuotate del contenuto storico, quelle immagini – ha aggiunto - si sono trasformate in simboli e icone universali della cattiveria umana e della distruzione con una tendenza esasperata a farne prevalere l’uso simbolico e non il valore storico». Secondo Fontana, dunque, «quelle fotografie diventano una immagine vaga e la narrazione della Shoah diventa, così, imprecisa e non corretta». La studiosa l’ha definita «un orrore addomesticato» e ha descritto alcune delle foto più conosciute di Bergen Belsen e Birkenau dopo la liberazione, che hanno contribuito a creare questo equivoco storico. Poiché l’obbiettivo nazista era la cancellazione radicale dell’ebraismo, «non doveva esistere traccia del crimine e, infatti, non esistono foto di questa uccisione di massa, tuttavia - ha insistito - abbiamo foto importanti, ma che non utilizziamo perché non ci sembrano esplicite: sono foto sull’assenza, che ci fanno capire cosa è stato il crimine della shoah, cioè una distruzione totale. Quello che occorre rappresentare non sono solo le atrocità perché la Shoah è stata la sparizione dalla faccia della terra di un popolo e questo si può rappresentare solo in assenza, cioè con quello che rimane». Fontana ha citato due immagini: dopo una retata in un ghetto, ritrae solo le scarpe di qualcuno che è scappato oppure è stato fatto prigioniero, e una foto della desolazione dei campi abbandonati dai nazisti di Auschwitz e Birkenau. «Fu fotografato ciò che restava - ha detto - che è visivamente più potente di un corpo senza vita». La rappresentante del Museo della Shoah parigina ha concluso con un invito alla riflessione contro «la tirannia del visibile, cioè il fatto che esiste solo quello che si vede. Invece dobbiamo fare uno sforzo di analisi, occorre avere uno sguardo politico, cioè provare a interrogare quelle immagini affinché non sia sempre una foto stereotipata a interpellarmi».

PREMIAZIONE DEI VINCITORI DEL CONCORSO

La seduta si è conclusa con la premiazione degli studenti che hanno vinto la tredicesima edizione del concorso “27 gennaio: Giorno per la Memoria”,  che è rivolto agli allievi degli istituti di scuola media superiore della Liguria ed è finanziato sempre attraverso la legge 9 del 16 aprile 2004 del Consiglio regionale. Il prossimo mese fra il 16 e il 20 febbraio i ragazzi visiteranno i  campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

L'elenco dei vincitori QUI.

C.S.

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