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Politica | 05 aprile 2020, 09:53

Emergenza scolastica, alcune considerazioni della Federazione Provinciale di Imperia del Partito della Rifondazione Comunista

"Gli avvenimenti legati al Covid-19 hanno messo in luce un aspetto della nostra scuola che sembrava ampiamente superato: il classismo e quanto in realtà la cultura elitaria sia ancora radicata e vincente nella nostra società"

La Federazione Provinciale di Imperia del Partito della Rifondazione Comunista interviene sull’attuale situazione della scuola ai tempi del coronavirus.

“Didattica on line, il diritto al sapere violato.

‘Anche il fine dei vostri ragazzi è un mistero. Forse non esiste, forse è volgare. Giorno per giorno studiano per il registro, per la pagella, per il diploma. E intanto si distraggono dalle cose belle che studiano. Lingue, storia, scienze, tutto diventa voto e null’altro. Dietro a quei fogli di carta c’è solo l’interesse individuale. Il diploma è quattrini. Nessuno di voi lo dice. Ma stringi stringi il succo è quello. Per studiare volentieri nelle vostre scuole bisognerebbe essere già arrivisti a 12 anni. A 12 anni gli arrivisti sono pochi. Tant’è vero che la maggioranza dei vostri ragazzi odia la scuola. Il vostro invito volgare non meritava altra risposta’. - (Scuola di Barbiana, Lettera a una Professoressa, 1967)

Con questo intendiamo riflettere su quanto sta accadendo in questi giorni nella scuola italiana.

Siamo stati assolutamente colti impreparati dagli avvenimenti legati al Covid-19 e certamente nessuno di noi era in grado di prevederli. Tuttavia questi hanno messo in luce un aspetto della nostra scuola che sembrava ampiamente superato: il classismo e quanto in realtà la cultura elitaria sia ancora radicata e vincente nella nostra società.
Ci è stato detto che la scuola sarebbe continuata, che ci saremmo adeguati con la didattica a distanza (DAD) a portare avanti programmi, interrogazioni, verifiche e valutazioni e quanto altro fosse stato necessario a rendere l’anno scolastico valido a tutti gli effetti.
Ci sono state suggerite piattaforme di cui potevamo servirci, alcune delle quali però con evidenti problemi di possibile violazione della privacy e della diffusione di dati sensibili di insegnanti o alunni, dal momento che tutte richiedono una iscrizione con immissione di informazioni personali che poi vengono trasmesse ad altri database e social netwok, Facebook in testa, anche se non si è titolari di un profilo social.

Nessuno si è premurato di chiedere se tutti gli insegnanti avessero connessioni alla rete, quali tipi di connessioni fossero, se ci fossero le competenze e gli strumenti per attuare questo piano di DAD.
E’ stato dato per scontato che tutti avessero le stesse competenze digitali e le stesse possibilità di accesso alla rete.
Ed invece, alcuni hanno dovuto acquistare PC (sappiamo di docenti che hanno dovuto acquistare il terzo, uno personale ed uno per ciascuno dei due figli), o sottoscrivere un nuovo piano tariffario per adeguare i giga, o aggiustarsi con lo smartphone perché non raggiungibili da alcuna connessione, con tutti i rischi per la vista che comporta stare per ore davanti ad un piccolo schermo.

Gli stessi rischi che corrono tutti gli altri docenti, chiaramente non abituati allo smart working ed a tutto ciò che ne consegue.
Senza alcune tutela nei riguardi di un rapporto di lavoro che unilateralmente è stato cambiato, senza che i sindacati fossero minimamente consultati, nei contenuti e che presenta ora aspetti pericolosi per la salute, con pochi mezzi e competenze limitate, gli insegnanti cercano da settimane in questo modo di mantenere i contatti con alunni e famiglie.
I docenti sono stati invitati a far sentire la loro presenza, incoraggiare e sostenere, quasi che gli stessi non fossero esseri umani con le stesse paure ed angosce e in più caricati di aspettative che, mancando un’adeguata preparazione, responsabilità questa da attribuirsi completamente al ministero, non riescono a soddisfare. Pochissimi hanno una competenza digitale e il contratto di lavoro sottoscritto dai docenti non solo non prevede la suddetta competenza, ma tantomeno prevede che gli stessi debbano pagare di tasca propria i giga necessari alla connessione alla Rete, che comunque non tutti gli insegnanti hanno in misura adeguata.

In queste condizioni, tuttavia vanno attribuiti voti, vanno fatte valutazioni. Chi e che cosa si valuta? E gli alunni persi, quelli non connessi, che non rispondono, quale voto deve essere a loro assegnato? Come valutare il loro silenzio, su quali parametri e con quale diritto si valuta un’assenza di cui si ignora la ragione, e nemmeno si è tenuti a conoscere?
E che dire delle famiglie? Neanche di loro nessuno si è occupato.

La FLC CGIL ha stimato che, dalla chiusura della scuole, un milione di ragazzi si sia perso nel nulla.
E delle famiglie che corrispondono e che mantengono i contatti, ben poco si sa.
Ci sono genitori che a causa del Covid hanno perso entrambi il lavoro.
Ci sono alunni che hanno perso un nonno, uno zio, altri parenti.
Ci sono famiglie che non hanno mai avuto i mezzi per pagare una connessione e quindi non hanno il PC.
Ci sono alunni stranieri che non hanno mai risposto alla chiamata, né ad una mail o ad un whatsapp.
Ci sono alunni a cui il diritto allo studio è stato a priori negato e dei quali nessuno si occupa.
Ultimamente il Ministero ha avviato una indagine per conoscere quali alunni siano tecnologicamente irraggiungibili, per fornire loro un tablet. E poi la connessione chi gliela paga?

Un capitolo a parte merita poi il personale ATA.
Dall’inizio della pandemia sono trascorse tre settimane prima che si consentisse agli ATA di attivare smart working e turnazioni, come se loro fossero immuni da ogni contagio.
Gli ATA hanno continuato a recarsi al lavoro ed a stare a stretto contatto, garantendo l’apertura di scuole e segreterie anche dove non era necessario.
Constatiamo una enorme carenza da parte dello Stato nei confronti del diritto all’istruzione, della tutela della salute dei lavoratori, del diritto all’accesso alle nuove tecnologie per tutti e non solo per alcuni.
Un diritto o è per tutti, o è un privilegio.

Constatiamo anche una grave mancanza del sindacato, incapace in questo momento di riflettere e intervenire.
Ci si preoccupa di supplenze, graduatorie, problemi burocratici che certamente devono essere seguiti ed hanno la loro importanza ma, ancora una volta, ci si dimentica di fare sindacato e cogliere le istanze della fasce più deboli e abbandonate.

 Ancora una volta i figli di chi può non perderanno un colpo, gli altri... si aggiusteranno.
Questo come sempre farà comodo alle classi dominanti, come sempre fa comodo l’ignoranza perché un popolo ignorante non conosce ed è facilmente manovrabile.
Questo stato di cose non è accettabile

NON UNO DI MENO. MAI”.

C.S.

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