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Politica | 30 maggio 2019, 19:20

Spese pazze, l'ex vice Sindaco Saso "Condannato per la mia attività politica, brutto clima attorno a questa sentenza" (l'intervista)

"Purtroppo noi consiglieri regionali ormai abbiamo una tale immagine brutta che tutta Italia godrà delle nostre condanne"

Spese pazze, l'ex vice Sindaco Saso "Condannato per la mia attività politica, brutto clima attorno a questa sentenza" (l'intervista)

Sono sorpreso, ero ottimista sull’esito del processo, in quanto la cifra che mi veniva contestata era 1399 euro, ed ero riuscito a dimostrare, per quanto possibile dopo otto anni, l’inerenza politica di questa cifra alla mia attività, mentre al contrario non è stato dimostrato nell’aula di tribunale che fossero spese illecite”. È un fiume in piena Alessio Saso, ex Sindaco di Imperia ed ex consigliere regionale in quota Ncd, condannato questa mattina a due anni e dieci mesi di reclusione nell’ambito del processo sulle cosiddette ‘spese pazze’ in Regione Liguria, processo in cui è stato condannato tra gli altri, anche l’ormai ex vice Ministro Edoardo Rixi.

A Saso vengono contestati pranzi e cene, per un totale di quasi 1400 euro, svolti fuori dal territorio ligure. Proprio la lontananza dalla Liguria sarebbe il motivo della condanna.

Su una base così vacua non mi aspettavo certamente una condanna, per altro a due anni e dieci mesi, ripeto per 1399 euro. - dichiara a Imperia News - Ritengo che ci sia un clima che si è creato su questa sentenza che non ha giovato, è diventato ben di più che giudicare questa cifra risalente a otto anni fa”.

Saso ricorrerà in appello. “Spero che con una considerazione più fredda della realtà delle cose, si possa invertire la sentenza”.

A me contestano solo pranzi e cene effettuati fuori dalla Liguria. L’elemento determinante è stato quello che fossero stati fatti fuori dalla Liguria, perché non ho solo quelli, ne ho altri fatti in Liguria che non mi sono stati contestati. Quelli fatti a Milano o a Roma, invece mi sono stati contestati, come se non rientrasse tra le possibilità di un consigliere regionale, avere attività politica e istituzionale fuori dalla Liguria. Naturalmente uno a Roma ci va anche perché è luogo di naturali incontri politici. La stessa cosa può accadere a Milano. L’elemento che ha fatto sì che una spesa venisse attenzionata, è stato solo il fatto che fosse fuori dal territorio ligure.

Non mi sembra una giustificazione sufficiente per considerarla illecita. Io go provato, a distanza di anni, a dimostrare, che comunque erano inerenti alla mia attività, ma è chiaro che a distanza di tanti anni è un po’ più difficile farlo, ma soprattutto credo che di solito debba essere l’accusa a dimostrare in maniera inequivocabile che la spesa esula da quelle possibili per l’attività politica e istituzionale. Se avessero dimostrato in maniera inoppugnabile che io in quella cena mi stavo divertendo o ero con i miei familiari a gozzovigliare, l’avrei accettata, ma questo non è stato fatto, si è invertito l’onere della prova. A dimostrare la propria innocenza ci è riuscito Donzella, aveva una sola cena ed è riuscito a dimostrare che fosse istituzionale, per cui lo stesso Pubblico Ministero ha chiesto l’assoluzione
”.

Una ventina i pranzi e le cene contestati a Saso.

Molte me le hanno tolte, all’inizio mi contestavano quasi 2500 euro, alcune spese ho dimostrato che non erano mie, come il conto di un albergo a Parma dove non ero mai stato. Lo stesso albergatore lo ha detto,ma anche in  quel caso, non puoi contestarmi la spesa e poi sta a me dimostrare che non è mia”.

Saso rivendica quell’azione, frutto di una legge regionale.

Uno arriva in Regione, trova una legge che dice chiaramente che si possono fare anche pranzi e cene per ragioni politiche e istituzionali, e nessuno a suo tempo ci ha fornito moduli su cui scrivere nomi e cognomi dei partecipanti. Come fanno a dimostrare che io a Milano ero per i fatti miei o per motivi politici? Non lo sanno, molto semplice. Mi sembra ci sia una netta sproporzione tra la pesantezza della pena e l’incertezza di prove che non ci sono”.

Ora Saso, insieme ad altri consiglieri regionali teme un’altra condanna sull’altro filone dell’inchiesta, quella dal 2008 al 2010. La condanna di oggi era per le spese tra il 2010 e il 2012.

Il bello è che sulle stesse cose ci fanno due processi, per cui con ogni probabilità ci becchiamo un’altra condanna per le stesse cose, fatte in anni diversi”.

Per quel processo la cifra contestata a Saso è molto più alta, si aggira attorno ai 50mila euro.

Questo perché in quel caso mi contestano ogni pranzo e cena, anche quelli fatti in Liguria. Purtroppo noi consiglieri regionali ormai abbiamo una tale immagine brutta che tutta Italia godrà delle nostre condanne”.

Francesco Li Noce

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