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Attualità | 26 settembre 2019, 18:09

Decisione della Consulta sul suicidio assistito: il Vescovo Suetta "Bisogna accettare che la morte accada quando e come deve succedere"

“Mi auguro che, anche all’interno della nostra convivenza sociale, a tutti i livelli, ci sia spazio e serenità per approfondire questo argomento”.

Decisione della Consulta sul suicidio assistito: il Vescovo Suetta "Bisogna accettare che la morte accada quando e come deve succedere"

Vasta eco a livello nazionale, relativa alla decisione della Corte Costituzionale che, ieri sera, ha sentenziato che "Non è sempre punibile chi aiuta al suicidio”. Ieri sera è arrivata la decisione della Consulta sul caso di Marco Cappato, dell'Associazione Luca Coscioni, che rischiava fino a dodici anni di carcere per aver accompagnato Fabiano Antoniani (Dj Fabo), in Svizzera a morire come chiedeva da anni.

Dopo la dichiarazioni della Conferenza Episcopale Italiana (“Si può e si deve respingere la tentazione, indotta anche da mutamenti legislativi, di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l'eutanasia”) abbiamo chiesto un parere anche al Vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo, Mons. Antonio Suetta: “La Consulta ha affrontato l’argomento limitatamente ad un ambito ristretto, ovvero la punibilità dell’assistenza al suicidio, che non sussisterebbe nei casi connotati dalle 4 condizioni che sono state elencate. Credo sia importante cogliere questo aspetto che cioè il pronunciamento sia stato fatto su un articolo del codice penale, ovvero l’assistenza al suicidio, e che non sia stata "sdoganata" l'eutanasia sostituendosi all’attività del Parlamento, circa un discorso più ampio sul fine vita, che merita maggiore attenzione e approfondimento”.

Cosa potrà accadere nei prossimi giorni nella discussione già partita oggi: “Mi auguro che il dibattito etico sull’importante argomento, sia approfondito adeguatamente e porti un domani l’Italia a dotarsi di una Legge che sia assolutamente rispettosa della vita, con tutto quello che pedagogicamente il discorso richiede. Sono convinto che un discorso di questo tipo, che attiene ad una sfera e ad un ambito così decisivo della vita di una persona, non possa essere ridotto semplicemente alle norme di un codice che proibiscono o permettono, ma, naturalmente, deve esprimere una adeguata consapevolezza e coscienza del valore e del mistero della vita umana. Mi auguro che, anche all’interno della nostra convivenza sociale, a tutti  i livelli, ci sia spazio e serenità per approfondire questo argomento”.

E’ su quanto ha espresso ieri la Corte Costituzionale? “Esprimo tutti i miei dubbi e perplessità perché, pur riconoscendo i paletti molto circoscritti che la Consulta ha proposto, non solo da un punto di vista di fede, ma anche sotto il profilo umano, io considero la vita un bene sacro e inviolabile. E quindi considero anche che quanto espresso dalla Corte Costituzionale costituisca  una ferita a questo tipo di visione della vita. Calandomi nelle situazioni umane, che naturalmente meritano attenzione, compassione ed accompagnamento, sono convinto che, a tutti i livelli del percorso della vita e senza aspettare la fase terminale (mi riferisco ad una prospettiva educativa più generale e complessiva), ci si debba impegnare più per dare alle persone le autentiche ragioni del vivere, anche nelle situazioni più dolorose ed atroci,anziché aiutarli a morire”.

“Rimango fermamente convinto, non solo sul piano teorico termina il Vescovo Suetta - ma anche per l’esperienza del mio ministero, in cui ho condiviso momenti dolorosi con tante persone che, accettare che la morte accada quando e come deve succedere (accompagnandola con ogni tipo di supporto: umano, psicologico, religioso ed anche medico), garantisca alla persona fino all’ultimo istante della sua vita di affrontare con dignità ed in pienezza il mistero dell’esistenza. A mio parere è una questione di visione antropologica, illuminata dalla fede, che non deve e non può limitarsi ad un codice, ma deve aprirsi ad un confronto e ad un dibattito più ampio. E con tanta riflessione, con umiltà e in ascolto rispettoso del senso della vita”.

Carlo Alessi

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