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Politica | 20 novembre 2019, 21:11

Proposta di un garante regionale per i detenuti, il Sappe: “Che senso ha? Già molte le figure che possono garantire i loro diritti”

“Servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria”

Michele Lorenzo (Sappe)

Michele Lorenzo (Sappe)

Un Garante dei detenuti in Liguria non serve. Sono decine le figure professionali e politiche che possono accedere in qualsiasi momento in carcere per vedere quel che succede. L’impegno del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una “casa di vetro”, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci “chiaro”, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto - lavoro svolto quotidianamente, con professionalità, abnegazione e umanità dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. E non vorrei dunque che dietro all’ipotesi di istituire un Garante dei detenuti in Liguria vi sia più una compensazione politica per qualche candidato ‘trombato’ alle elezioni amministrative che non una reale necessità”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando alcune dichiarazioni di Ramon Fresta, portavoce della C.R.V.G.L. - Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Liguria, circa la mancata istituzione in Liguria del Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

“Rispetto le decisioni della politica, ma penso e credo che le priorità penitenziarie della Liguria siano ben altre che quella di istituire il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Fresta sostiene che non si istituisce il Garante in Liguria “forse per il timore che si scoprano fatti inquietanti”. Di cosa parla? Sa qualcosa che altri non sanno? Perché non si rivolge alla magistratura, allora? La prima fondamentale e imprescindibile considerazione che il SAPPE intende fare è che ai detenuti delle carceri italiane e liguri sono assicurate e garantite ogni tipo di tutela, a cominciare dai diritti relati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale. Diritti per l’esercizio dei quali sono impegnati tutti gli operatori penitenziari, la Magistratura ed in particolare quella di Sorveglianza, l’Avvocatura, le Associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunità e tutte le realtà, che operano nel e sul territorio, legate alle marginalità. Particolarmente preziosa, in questo contesto, è anche l’opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Donne e uomini in divisa che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”, aggiunge Capece.

“E’ sotto gli occhi di tutti” conclude Capece “che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane, per adulti e minori. Questa dovrebbe essere, per il SAPPE, una priorità per il sistema penitenziario della Liguria. Le donne e gli uomini dei Reparti di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri della Liguria affrontano ogni giorno pesanti disagi lavorativi, eppure fanno tutto quanto è possibile perché le criticità operative non influiscano sulla regolarità dei servizi. Per questo il SAPPE dice loro mille volte grazie, grazie ai nostri poco conosciuti eroi del quotidiano, per quello che fanno ogni giorno a rappresentare lo Stato con professionalità, abnegazione, umanità per garantire ordine e sicurezze”.  

Michele Lorenzo, segretario SAPPE per la Liguria, sottolinea che “per l’argomento Garante dei detenuti, nel costituito Provveditorato è già presente un garante dei detenuti che, di conseguenza e per effetto della soppressione del Provveditorato ligure, nulla vieta che abbia la competenza su tutto il distretto ormai diventato unico. Diverrebbe superfluo individuare un secondo garante, che a parere di chi scrive, avrebbe le stesse competenze e lo stesso punto di riferimento, unico per tre regioni geografiche. Avrebbe invece senso stilare un protocollo operativo d’intesa tra le regioni unite nella loro organizzazione penitenziaria, in maniera che la presenza di un unico garante abbia la visione completa del distretto; così s’inciderebbe anche sul tema del risparmio del denaro pubblico destinando i proventi risparmiati dalla non nomina del secondo garante, in altri settori come la sanità penitenziaria, che è di competenza della Giunta regionale. A garanzia dell’attività dei poliziotti penitenziaria sicuramente vi è la magistratura e per la loro tutela esistono le OO.SS. di categoria le quali ben si prodigano affinché il Poliziotto penitenziario non diventi il capro espiatorio dei mali non solo dell’Amministrazione penitenziaria”.

Comunicato stampa

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