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Sanità | 11 aprile 2020, 08:00

Forse è arrivato il momento di cambiare. I consigli di nutrigenomica di Simona Oberto

Forse è arrivato il momento di cambiare. I consigli di nutrigenomica di Simona Oberto

Nel mio lavoro la cosa più importante è cercare di comprendere l’origine degli scompensi, qualunque essi siano: fisici o psicoemotivi. Del resto come potrei aiutare una persona se mi limitassi a lavorare sui suoi sintomi o mi fermassi a valutare solo il suo sovrappeso o sottopeso? I sintomi certo sono importanti, perché sono la voce del nostro corpo che ci racconta uno squilibrio ma la causa dello squilibrio quasi sempre origina in un punto che non è quello in cui il sintomo si manifesta.

Ad esempio un mal di testa potrebbe essere causato da una ipocloridria (insufficiente produzione di acido cloridrico nello stomaco); un dolore osteoarticolare da una acidosi interna; un’insonnia da un fegato steatosico (grasso); una depressione da una candida mai curata. Oramai lo sapete: io sono convinta che gran parte del nostro stato di salute dipende dallo stato di salute del nostro apparato gastro intestinale. Nello specifico sono convinta che tutte le battaglie si giochino nel nostro intestino, che io amo “romanticamente” definire: “la culla della vita”. Lui ospita il Microbiota e il sistema immunitario. Non vi basta? Lui è l’organo direttamente collegato al cervello, con un sistema di feedback, attraverso un passaggio immediato di neuroni, ormoni, neurotrasmettitori. Lui è un insieme dinamico, una rete connessa ad altre reti, un sistema connesso ad altri sistemi (neuroendocrino, digerente, immunitario). E’ un sistema di informazione per il resto del corpo. Potremo definirlo un sistema adattativo. Ma non solo! Lui è un organo emuntore di primaria importanza che scarica i tossici, e in collaborazione con lo stomaco, il fegato e il pancreas è impegnato nella nostra digestione, perché è proprio nelle sue mucose che avviene l’assorbimento dei nutrienti indispensabili per la vita! Ma lui, per quanto fondamentale per la nostra salute, non sarebbe nulla senza l’aiuto di tutti gli altri. E questo perchè il nostro organismo è costituito da un insieme di organi, apparati e sistemi che collaborano tutti in funzione di un unico risultato: la vita, attraverso un continuo cambiamento. Ma l’organismo, per quanto efficiente, per poterci assicurare la vita deve essere preservato e aiutato, non bistrattato e contrastato.

Lui, l’organismo, ci parla, ci avverte quando stiamo sbagliando e lo fa non solo attraverso i sintomi finisci ma anche attraverso delle specifiche “reazioni emozionali” più o meno dolorose, con un linguaggio simbolico, non sempre facile da comprendere, che richiede intuizione e consapevolezza ma soprattutto conoscenza perchè solo attraverso la comprensione di ciò che può danneggiare o potenziare il nostro corpo è possibile ristabilire l'equilibrio dinamico dei processi vitali. Ogni parte dell'organismo ha una voce che fa parte del “linguaggio del corpo”, come il suono di uno strumento fa parte della melodia suonata da una orchestra. Ma solo se tutti gli strumenti sono ben accordati e intonati si avrà una armonia, perchè anche solo una piccola discordanza sarà avvertita, andando ad intaccare l'equilibrio di tutto l'insieme. Il nostro organismo è un ecosistema perfetto, in cui qualsiasi cambiamento, anche piccolo, in qualsiasi sua parte, comporta reazioni e compensazioni anche in altre parti lontane. Ve l’ho detto: il nostro corpo ogni giorno ci parla e, se siamo sordi al suo richiamo, ci urla, e più sono forti le sue urla e più saranno violente le manifestazioni fisiche e psicologiche (sintomi). E sappiate che dietro a queste urla si nasconde tutto il suo profondo malessere e il suo desiderio di cambiamento.

E’ importante capire che nella vita molto spesso, quello che in un primo momento, può sembrare una sfortuna o peggio una disgrazia, alla fine si può rivelare la fonte di un importante “cambiamento salutare”. Allora fermiamoci, riflettiamo, senza subire gli eventi, per quanto dolorosi possano essere, cercando di capire l'importanza del cambiamento e della nuova direzione che ci viene indicata. Ma mi rendo conto che non è sempre facile, perché non siamo abituati al cambiamento, perché il cambiamento richiede un esame di coscienza, un “guardarci dentro”, un dialogare con il nostro “io interiore”. Del resto, tutto ci spinge a guardare verso l’esterno. La nostra società è fondata su tutto ciò che è superfluo e materiale. Tutto è impostato in modo tale che i nostri desideri siano quasi sempre irrealizzabili e futili. E così passiamo la nostra vita a rincorrere ciò che ci dicono essere “il meglio per noi”, ma che in realtà non è mai il meglio per noi, ma il meglio per chi guadagna dietro ai nostri desideri. Tutto è impostato perché l’uomo si prenda poco cura di sé stesso come persona e molto come personaggio e così l’aspetto estetico diventa quasi una ossessione (tutti magri e tonici) o una condanna (ciccia e grasso). Questo ci porta a un profondo squilibrio emotivo che, nel tempo, produce anche uno squilibrio della percezione della realtà: e così tendiamo a modificare l'ambiente esterno perchè ci fa soffrire.

Questo è molto pericoloso perché così facendo non ci rendiamo conto di quanto sono devastati per la nostra salute alcune scelte di vita che molto spesso sottovalutiamo: utilizzare cibo scadente e tossico; abusare di alcol, droghe o di farmaci; infilarci in relazioni malsane; disinteressarci delle conoscenze basilari di salute; lasciarci influenzare dalle mode del momento ecc. E come se non bastasse ci chiudiamo in noi stessi, per soffrire meno e ci creiamo una corazza il più possibile resistente. Queste corazze ci limitano sia sul piano fisico che su quello psicologico: il corpo a lungo andare si deforma e si indebolisce esaurendo la propria energia vitale mentre la mente sempre più confusa perde la sua capacità di dirigere e mantenere l' equilibrio dell'organismo. La guarigione, voglio ben sottolinearlo, dipende innanzi tutto da noi, ed inizia solo nel momento stesso in cui decidiamo di “voler guarire”! Solo allora comprenderemo che non avremo più bisogno di bistrattare il nostro corpo per comunicare il nostro disagio o la nostra disperazione perchè non ci sentiamo abbastanza amati o capiti e decideremo di ascoltarlo, di capirlo e di aiutarlo! La vita è una prova, è un cammino impegnativo, tutto rivolto ad una crescita interiore, in cui a crescere sarà la consapevolezza e la coscienza. Lo so, il destino a volte è misteriosamente difficile e tragico, ma, anche se non vi sembrerà possibile, dipende solo da noi come vogliamo reagire di fronte alle difficoltà: vogliamo recriminare, disperarci, arrabbiarci oppure accettare la sfida, l'occasione di evoluzione, concentrandoci su ciò che di positivo la vita ci dà? E qualunque sarà la nostra scelta, non dobbiamo mai dimenticarci che il nostro corpo è un “contenitore” e come tale deve essere preservato, controllato, revisionato perchè è lo strumento che riflette il nostro essere nel mondo.

Secondo la filosofia orientale è l'“atanor” (vaso) che custodisce l'energia vitale, quella controparte eterica che “lo costruisce e lo restaura”. Ma per vivere in salute è fondamentale andare oltre la fisicità, oltre l'immagine, oltre il dolore fisico. Occorre ascoltare l'anima perchè è sempre e innanzi tutto “una guarigione dell'anima”, anche se il corpo potrà conservare dei limiti irreversibili. Da sempre l'uomo si è interrogato su quali potessero essere le parti anatomiche deputate al collegamento tra la mente e il corpo e alla fine si è giunti alla conclusione che è possibile attribuire ad alcuni sistemi biologici l'interazione tra gli stati psichici e le modificazioni somatiche. Oramai è innegabile che non è più possibile scindere il soma dalla psiche, gli stati d'animo dalle attività fisiologiche. Il passaggio da eventi puramente astratti a reazioni somatiche avviene tramite il sistema nervoso e il sistema endocrino: attraverso l'asse ipotalamo-ipofisi, tutti i nostri “atteggiamenti mentali” si ripercuotono sull'equilibrio ormonale del nostro organismo determinando reazioni di tipo fisiologico, che, se eccessive, possono provocare anche malattie. Così una emozione violenta può provocare un infarto cardiaco, una emorragia cerebrale, delle crisi convulsive, una crisi asmatica, ma anche gastrite, reflussi, una colica, un mal di testa.

E’ davanti agli occhi di tutti, quanto la paura, la collera, la gioia, determinano tremori, rossore o pallore del viso e palpitazioni. Ma dietro a uno scompenso organico c’è sempre una chiave simbolica: i sentimenti e le emozioni hanno una certa ripercussione sul corpo! La malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio: secondo quest' ottica è possibile distinguere malattie per le quali i fattori biologici, tossico-infettivi, traumatici o genetici hanno un ruolo preponderante e altre per le quali i fattori psicologici e sociali, sotto forma di emozioni, sono determinanti. In queste ultime l'ansia, la paura e in generale le emozioni troppo dolorose trovano una via di scarico immediata nel corpo. E pur ricordando che ogni situazione ha un peso diverso in ciascun individuo in funzione del suo vissuto, della sua storia e del suo sviluppo psicologico, sempre e comunque le emozioni represse, andranno a provocare delle “scariche” del sistema nervoso centrale, le quali verranno orientate verso il sistema vegetativo, provocando disturbi anche patologici nella funzionalità degli organi. Vedete come sono collegate le cose? Allora vi sprono a riflettere su questi concetti, anche se penso che molte volte, la prospettiva di farci un esame di coscienza e di far riemergere le nostre emozioni più profonde ci spaventa, se non addirittura ci blocca, perchè abbiamo paura di far affiorare vecchi dispiaceri o situazioni dolorose che, accuratamente, abbiamo nascosto in un angolino della nostra psiche. Un po’ come se dicessimo: “Ciò che non posso affrontare lo ignoro, lo evito, lo minimizzo”.

Sono convinta che anche in questo caso i condizionamenti culturali, ambientali, sociali abbiano un loro peso. Ma vi ricordo che, come è deleterio soffocare un sintomo fisico, così è deleterio soffocare una emozione: entrambi sono messaggi che il nostro corpo ci invia! Proviamo a pensare alla tristezza o alla delusione o alla frustrazione che, in particolari momenti della nostra vita, ci accompagnano e che quasi sempre sottovalutiamo o peggio soffochiamo. Forse ci stanno dicendo che è arrivato il momento di lasciarci andare e di abbandonarci senza timore al dolore, al pianto, dando libero sfogo a sentimenti da troppo tempo repressi. Piangere è sicuramente un atto liberatorio perchè le lacrime sono “il fiume della vita che allontana il vecchio per lasciare posto al nuovo”. Forse ci stanno dicendo che è arrivato il momento di cambiare!!

Simona Oberto cura il sito web www.cibocuranaturale.com e la pagina facebook "Il tuo coach alimentare".

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