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Sanità | 08 maggio 2020, 10:32

Decessi nelle Residenze Sanitarie Assistenziali: lettera del Comitato Misto Consultivo all'Asl 1 Imperiese

“Noi, come tante categorie, Associazioni del Comitato Misto Consultivo del ASL1 Liguria abbiamo continuato a “lavorare” durante questo duro momento che ha drammaticamente toccato le RSA e RP”

Decessi nelle Residenze Sanitarie Assistenziali: lettera del Comitato Misto Consultivo all'Asl 1 Imperiese

“Proviamo dispiacere nel venire a conoscenza delle morti dei nostri anziani nelle Residenze Sanitarie Assistenziali e nelle Residenze Protette, ma non è soltanto dispiacere, piuttosto è risentimento, perché quelli che avrebbero dovuto essere luoghi di accoglienza, di cura, di socialità, di vita, si sono rivelati anticamere di morte. Queste strutture non sono state veramente protette, sottovalutando i rischi, con il risultato che conosciamo”.

Intervengono in questo modo le associazioni del ‘Comitato Misto Consultivo’ Asl 1 Liguria, in una lettera al Direttore Generale di Asl 1, Damonte Prioli, ed al Direttore dell’Area Anziani, Di Diadoro. “Dal 2011 – prosegue la Consulta delle associazioni di volontariato dell’Asl 1 Imperiese - avevamo deciso di condurre attraverso il Comitato Misto Consultivo (suo ‘braccio operativo’) un progetto relativo all’umanizzazione finalizzato alla rilevazione della qualità della vita degli anziani all’interno delle RSA e delle Residenze Protette convenzionate/accreditate. Durante la fase di approfondimento e di preparazione della griglia di osservazione, erano emersi aspetti molto interessanti per quanto riguarda il benessere psicofisico degli ospiti e, di conseguenza, migliorativi della loro qualità di vita. E sulla rilevazione di questi aspetti di tipo sociale, affettivo, emozionale, rispetto della persona, ecc… si è basato il nostro monitoraggio. Dal 2016 al 2019 sono state visitate 21 strutture e, a breve, avremmo dovuto presentare pubblicamente gli esiti, le conclusioni e le proposte relative a questa prima fase del progetto. Infatti, si era già fatta strada l’idea, motivata da alcuni elementi importanti emersi durante il monitoraggio, di continuare tale attività, estendendo le visite anche ad altre strutture e ampliando l’ambito di osservazione e rilevazione. Non ne abbiamo avuto il tempo!”

“Ma che cosa è successo in quelle strutture? Perché non sono stati adottati comportamenti adeguati e corretti? Perché è stato permesso l’ingresso ai parenti/sostituti per dare da mangiare agli ospiti e non solo? Perché è stata presa la decisione di ospitare nelle strutture i dimessi dall’ospedale, pur consapevoli dell’inadeguatezza ambientale e strutturale delle residenze e quindi non potendo assicurare il necessario isolamento degli stessi? - Perché non sono stati effettuati i tamponi in modo sistematico? Perché il personale e i parenti non sono stati provvisti di idonei dispositivi di protezione? Perché gli operatori non erano a conoscenza delle patologie degli ospiti?” Molte le indagini in corso che evidenzieranno le responsabilità relative alle scelte. Tuttavia, a noi resta “l’amaro in bocca”, in quanto ci siamo impegnati per misurare e incrementare quelle buone pratiche di ordine “complementare” che significano, e concorrono a realizzare la qualità della vita, ma occorreva, ancor prima, porre attenzione su altri aspetti che, peraltro, avevano già attratto la nostra sensibilità”.

“È certo che questa epidemia (abbiamo timore a chiamarla col suo nome) ha rivelato e scoperto ‘debolezze’ e carenze di questo settore che, visto il numero crescente di anziani non autosufficienti, era in continuo sviluppo. A nostro avviso, occorre impegnarsi, ognuno per le proprie competenze, per ripensare a un’organizzazione di questo ambito che “metta al centro” gli anziani in modo serio e onesto. È necessario creare un sistema che rispetti la dignità umana e che ponga in essere tutte quelle attività che significano ‘prendersi cura’ della persona, garantendo così un’esistenza degna di essere vissuta serenamente fino alla fine”.

“Consideriamo un doveroso impegno civico – termina la lettera - nei confronti delle vittime, dei superstiti e dei familiari, confermare la nostra disponibilità e il nostro sforzo a riprendere l'attività di rilevazione e di monitoraggio delle strutture convenzionate, integrando, come prospettato, la griglia di osservazione con parametri che comprendano altri aspetti ambientali, inclusa la valutazione del rischio e l'adeguatezza del piano di emergenza”.

Redazione

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