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Attualità | 02 agosto 2020, 07:22

#In&Out: da Santo Stefano al Mare alle missioni umanitarie in Africa, Medio Oriente ed Ex Jugoslavia. Remo Ferretti e la sua vita in Aeronautica Militare

"Le attività a cui ho partecipato sono state tante e di diversa natura. Quelle che ricordo con maggiore trasporto sono quelle legate alla bonifica degli ordigni esplosivi in Eritrea ed Etiopia".

#In&Out: da Santo Stefano al Mare alle missioni umanitarie in Africa, Medio Oriente ed Ex Jugoslavia. Remo Ferretti e la sua vita in Aeronautica Militare

Ci sono storie che sebbene nascano lontane,  riescono a fare il giro del mondo e atterrano nei luoghi più impensati. Un po' come l'aviatore del piccolo principe che giunto nel deserto a causa di un'avaria al motore, iniziò a scoprire un nuovo lato di sé stesso, degli altri e della vita.

Una similitudine che accompagna la vita e la missione di Remo Ferretti, nato in Eritrea trasferitosi a Milano a sette anni e da oltre 20 anni orgoglioso cittadino di Santo Stefano al mare. Date e numeri in mezzo ai quali sono nate una carriera personale e un obiettivo di vita mirato alla professionalità in patria ed oltre confine anche con l’aiuto ed il soccorso umanitario.

Quando hai iniziato a pensare che volare fosse il tuo lavoro?“Fin da piccolo. A 16 anni infatti ho scelto la vita militare entrando in Aeronautica Militare alla Scuola Specialisti di Caserta, una decisione che mi ha portato a volare, in tutti i sensi e in tutto il mondo. Dapprima sono diventato “Flight Engineer”, cioè tecnico di volo, e successivamente mi sono specializzato nel campo dei collaudi prestando servizio presso gli Uffici di Sorveglianza Tecnica della Forza Armata. E’ stata una fase della mia vita professionale particolarmente stimolante ed interessante, che prevedeva voli di collaudo su molti dei aerei in dotazione all’Aeronautica Militare, dagli alianti all’AMX, dal P180 all’MB339, l’aereo delle Frecce Tricolori".

Dove ti ha portato il tuo lavoro? “Mi ha permesso di girare molto, in Italia e nel mondo, compreso un lungo intervallo in Germania in ambito Nato con gli aerei radar. Attualmente presto servizio alla 46ª Brigata Aerea di Pisa nell’Ufficio Sicurezza Volo, un incarico estremamente stimolante in un settore che è uno dei punti fermi della nostra Forza Armata essendo parte integrante delle nostre attività operative. Particolarmente importante, dal punto di vista personale e professionale, è stato il partecipare a molte missioni umanitarie, dall’Africa al Medio Oriente, all’ex Jugoslavia; sono queste  quelle che forse hanno segnato principalmente la mia carriera ma soprattutto me stesso".

Quando si pensa al lavoro dei militari all'estero le idee sono spesso confuse. Di cosa ti sei occupato nelle missioni? “Sono stato impegnato in diversi ambiti. Le attività a cui ho partecipato sono state tante e di diversa natura. Quelle che ricordo con maggiore trasporto sono quelle legate alla bonifica degli ordigni esplosivi in Eritrea ed Etiopia, più in generale, che hanno portato sollievo alle popolazioni locali, ad esempio l’individuazione dei pozzi d'acqua. Mi ha dato particolare soddisfazione anche partecipare a missioni in cui avevo il compito di accompagnare i nostri medici in zone difficili. Sebbene il mio sia un lavoro tecnico, è impossibile in certe situazioni scinderlo dall'aspetto psicologico che ne deriva. Quello che mi ha sempre colpito è stata l'accoglienza speciale delle persone a cui portavamo aiuti quando scoprivano che eravamo italiani e il loro sentirsi in qualche modo rassicurati da questo. L'Italia, anche in ambito militare, riesce a mantenere una sorta di identità nazionale che viene recepita in modo importante”.

Consiglieresti ai ragazzi e agli studenti del 2020 di intraprendere la carriera da militare?“Lo consiglio sia sotto il profilo personale che professionale. In base alle esperienze che ho vissuto e continuo a vivere, posso dire che la formazione che si riceve è completa, e fornisce sostegno sia ai ragazzi che alle loro famiglie dal punto di vista dell'educazione, della sicurezza ma anche economico. La carriera militare è, come tutti i lavori, fatta di sacrifici e di scelte che possono cambiare la propria vita e quella degli altri, diventando una missione, in tutti i sensi. Essere militare porta a cambiare spesso meta ma rafforza i propri ideali, fortificandoli”.

“Faccio parte di una famiglia dove diverse religioni e diversi colori convivono senza alcuna distinzione. Da 36 anni lavoro come militare e cerco di portare gli stessi valori con cui sono stato educato nelle missioni in cui ho partecipato.”.

Stefania Orengo

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