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Attualità | 07 agosto 2020, 12:13

Sanremo: saldi in calo del 30/40% rispetto al 2019, Fontanelli "Servono decisioni su on line, outlet e saldi in contemporanea alla Francia"

Un po' di ottimismo per gli interventi di Comune e Sanremo On: “Sanremo sta però rispondendo molto bene perché, con le campagne pubblicitarie il flusso delle seconde case è buono e la gente c’è. Però molti negozi hanno incassato, nella prima giornata dei saldi, il 20% dello scorso anno".

Sanremo: saldi in calo del 30/40% rispetto al 2019, Fontanelli "Servono decisioni su on line, outlet e saldi in contemporanea alla Francia"

Rimane l’ottimismo per il lavoro fatto dal Comune con le campagne pubblicitarie svolte negli ultimi mesi e l’intervento dell’associazione di imprese ‘Sanremo On’, ma i saldi partiti da una settimana non stanno andando certo bene nella nostra provincia. La conferma ci arriva dallo storico commerciante matuziano e componente di ‘Federmoda Italia’, Antonio Fontanelli, che inquadra la perdita rispetto allo scorso anno al 30/40% nella prima settimana di svendite, iniziate sabato scorso.

Fontanelli, pur commentando le gravi perdite portate dal lock down e dall’emergenza Covid in genere, rimane positivo, anche per gli interventi portati in chiave locale: “Sanremo sta però rispondendo molto bene perché, con le campagne pubblicitarie il flusso delle seconde case è buono e la gente c’è. Però molti negozi hanno incassato, nella prima giornata dei saldi, il 20% dello scorso anno. Un dato che non può essere discusso”.

Fontanelli fa poi un discorso molto più ampio, tirando in ballo le problematiche nazionali e internazionali, soprattutto con il chiaro riferimento alla Francia che, per la provincia di Imperia, è una ‘vicina di casa’ anche in chiave commerciale: “La settimana scorsa, in Francia c’è stato l’inasprimento sulle licenze delle grandi superfici ed un controllo della vendita on line con gli sconti sul territorio. Ma, finchè non riusciamo a dare una regolamentazione transregionale europea, avremo sempre dei problemi. Se in Francia i saldi partono a luglio, anche noi dobbiamo iniziare nello stesso momento. Non dimentichiamo che la nostra regione è attigua alla Francia e che, nelle grandi città, i saldi hanno visto oggi un calo del 90%. In questo periodo abbiamo bisogno di regole fisse per il territorio nazionale e, soprattutto, regolamentare le vendite e i saldi on line. Non sono le associazioni di categoria che può mettere questi vincoli ma è la politica (di qualsiasi colore) a dover intervenire in merito. Le decisioni sui saldi non possono essere prese dai Governatori delle regioni, ma ci deve essere una regolamentazione nazionale, anche se su base locale, tenendo conto dei confini e dell’Europa. E’ la globalizzazione che ci porta a ragionare in questo modo”.

E c’è sempre il problema della ‘grande rete’, che offre sempre più a prezzi inferiori a quelli che possono essere praticati a livello locale: “Noi siamo sempre più assoggettati alle vendite on line e, in questo caso, l’insegnamento ci arriva dalla Francia che metterà dazi e tasse su chi ha aziende che insistono in ‘paradisi fiscali’ e che poi vendono con forti sconti sul territorio transalpino. Una decisione che deve essere presa ad esempio da tutti i paesi europei e non solo. Le vendite fatte in questo modo, infatti, uccidono quelle al dettaglio e tutti i centri delle città”.

Dalla Francia arriva anche il diktat sugli outlet vicini alle città: “Lo ha confermato il Presidente Macron nei giorni scorsi. Ai grossi centri commerciali verranno ridotte notevolmente le relative superfici. Ci sembrano posizioni molto chiare e importanti per il futuro del commercio nazionale. Mai, come quest’anno in cui abbiamo un 60/70% di rimanenze al momento dei saldi, contro il 30/40% degli anni scorsi. Si, effettivamente le aziende ci hanno dato una mano ma abbiamo i magazzini ancora pieni ed abbiamo la merce invernale già ordinata che sta arrivando. Noi lavoriamo un anno per l’altro con la merce estiva che, al momento del lock down, era già nei negozi. Oggi, vendendo a margine zero ci consente solo di svuotare i magazzini e ripartire per l’inverno, visto che le aziende non ci consegnano la merce a settembre se non paghiamo tutto”.

Fontanelli chiede interventi dall’alto per risolvere il problema del commercio: “Dobbiamo auspicare che sempre di più, gente preparata a livello nazionale debba portare dei miglioramenti fattivi, altrimenti il commercio al dettaglio nelle città rischia di morire. Le spese di gestione sono talmente alte, per le quali non possiamo permetterci di vendere la merce nella stagione successiva come una volta. Oggi non sono più quei tempi”.

Alla fine torna un po’ di ottimismo, soprattutto per il mese di agosto da poco iniziato: “Ci auguriamo con i margini del prossimo anno di coprire le perdite di quest’anno, lavorando praticamente due anni gratis”.

Carlo Alessi

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