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Attualità | 26 ottobre 2020, 12:11

Parte da Taggia la protesta di bar e ristoranti contro la chiusura alle 18 "Pagare le tasse non è più un dovere" (Video)

Striscioni e cartelli sono iniziati ad apparire questa mattina nel capoluogo tabiese, dopo i molti commenti piovuti in queste ultime ore contro le decisioni del Governo.

Parte da Taggia la protesta di bar e ristoranti contro la chiusura alle 18 "Pagare le tasse non è più un dovere" (Video)

Parte da Taggia la protesta di bar e ristoranti contro l’obbligo di ‘serrata’ dei locali, predisposto dal nuovo Dpcm che impone la chiusura dalle 18 di ogni giorno, a partire da oggi.

Striscioni e cartelli sono iniziati ad apparire questa mattina nel capoluogo tabiese, dopo i molti commenti piovuti in queste ultime ore contro le decisioni del Governo. Lo striscione più ‘visibile’ è stato esposto da Fabiola del ‘Bar 900’ che scrive “Se lavorare non è più un diritto, pagare le tasse non è più un dovere”. Le sue dichiarazioni sono particolarmente chiare e dure: “Io stasera non chiudo il locale e andrò a casa solo alle 21 mentre alle 18, pur non somministrando nulla rimango aperta. Farò questo fino a quando lo Stato non mi darà almeno il 70% delle spese che perdo. Il sacrificio lo fa Conte perché io li faccio tutti i giorni da quando ho aperto l’attività. Avevano tre mesi di tempo per arginare il fenomeno”.

Sulla stessa linea Alice del bar ‘L’Angolo’, che ha esposto un cartello con la stessa frase: “Lo abbiamo fatto perché ci hanno detto di chiudere ma non ci hanno ancora confermato gli aiuti. Per lo meno dovrebbero essere abbassate le tasse con un po’ di riduzione dell’Iva. Noi apriamo alle 5 del mattino e chiudiamo alle 9 ed ora ci ritroveremo senza alcuni introiti. Io mi metto nei panni anche degli altri colleghi commercianti. Lancio l’appello a tutti, ma senza manifestazioni violente. Stiamo uniti per far sentire la nostra voce. Il virus c’è ma dobbiamo andare avanti altrimenti noi commercianti non possiamo andare avanti”.

Stefano, del ‘Bar Torre’, condanna soprattutto le molte persone che non vogliono indossare la mascherina e i pochi mezzi utilizzati per i trasporti pubblici: “Noi non faremo molto, visto che la nostra attività chiude comunque alle 20 e, la chiusura anticipata non ci crea grossi problemi. La realtà è che lavoriamo poco anche nel resto della giornata. Purtroppo capisco che per gli altri locali che invece chiudono a tarda sera questo sia un duro colpo. Io penso che le Istituzioni non abbiano ancora capito che sono le persone in generale a non essere responsabilità nel tenere le mascherine. Io stesso sono stato minacciato da clienti di andare in altri locali, dove non chiedono l’obbligo del dispositivo. Il bar, come nelle scuole e nelle palestre, non è stato evidenziato come vero sviluppo dei focolai. Ci sono i trasporti dove effettivamente si può contrarre il virus. Servono più mezzi, quando molte società private hanno mezzi nelle autorimesse che potrebbero essere utilizzati”.

Carlo Alessi - Stefano Michero

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