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Attualità | 19 dicembre 2020, 13:43

Coronavirus, DL 'Natale', categorie compatte contro la decisione del Governo: "Danni incalcolabili per ristoratori e negozianti della provincia di Imperia. È una scelta scellerata"

Per Confcommercio e Confesercenti, ma anche per Enrico Lupi presidente della Camera di Commercio, l'Esecutivo "avrebbe dovuto tener conto degli indicatori regionali e non varare per tutta Italia la zona rossa e arancione"

Coronavirus, DL 'Natale', categorie compatte contro la decisione del Governo: "Danni incalcolabili per ristoratori e negozianti della provincia di Imperia. È una scelta scellerata"

Il mondo delle associazioni di categoria è compatto dopo l’annuncio, di ieri sera, del premier Giuseppe Conte del decreto che impone su tutto il territorio nazionale la zona rossa per il 24, 25, 26, 27, 31 dicembre 2020 e 1, 2, 3, 5 e 6 gennaio 2021 nonché quella arancione per gli altri giorni delle festività natalizie. La Liguria, e quindi anche la provincia di Imperia, nel periodo più importante dell’anno, vedrà abbassare le saracinesche di migliaia di imprese attive nella ristorazione e anche del commercio al dettaglio durante i giorni della zona arancione. I danni economici saranno ingenti e le misure a sostegno previste dal Governo non convincono i rappresentanti delle categorie.

Duro e critico Enrico Lupi, presidente della Camera di Commercio 'Riviere di Liguria' di Imperia, Savona e La Spezia nonché presidente di Confcommercio Imperia, il quale sottolinea come “vi è stato un senso assoluto di precarietà negativo per le imprese; non si possono dare indicazioni di comportamento nei tempi estremamente ravvicinati al Natale. Così non si permette alle aziende di organizzarsi. Già solo averlo detto ieri sera ha provocato un danno enorme. Inoltre, anche se hanno annunciato ristori il danno non è ristorabile. Tutte le imprese avevano il 'tutto esaurito' adesso hanno perso i soldi della merce acquistata, delle prenotazioni e di conseguenza i lavoratori sono stati mandati a casa. Come presidente della Camera di Commercio noi certamente supporteremo le attività, ma considerato il danno difficilmente saranno aiuti concreti così come pensati dal Governo. Le imprese non vogliono mendicare i sussidi, chiosa Lupi, ma lavorare nelle regole; in tutto questo anno si sono sobbarcate costi per arredi e dispositivi sanitari. Sono mesi che stanno spendendo risorse e ora non possono lavorare. Concordo, ha concluso infine il presidente della Camera di Commercio, con la linea proposta dal professor Bassetti e dal governatore Toti. Noi eravamo in zona gialla e non si comprende perché dobbiamo adesso subire l’aggravamento delle misure”.

Dello stesso avviso è Enrico Calvi, presidente provinciale della Fipe Confcommercio di Imperia il quale non le manda a dire al Governo. “Una misura varata cosi all’ultimo momento, spiega, con dei ristori totalmente inadeguati è incettabile; per averli si chiede di comparare un dicembre monco con aprile e ciò è una presa in giro. Se questi  sono gli aiuti che intendono dare, dopo che la macchina organizzativa di ogni singola azienda si è già messa in moto da tempo per l’organizzazione del Natale, la nostra categoria poterà ‘una croce sulla schiena' e i prossimi morti non saranno solo quelli che purtroppo prenderanno il covid, ma saranno le aziende. Ci hanno chiesto fin dal principio di compiere sacrifici  per far scendere l’indice del contagio e li abbiamo fatti. Adesso con i parametri buoni, torniamo indietro nel tempo come se stessimo giocando al gioco dell’oca. Da gialli ritorniamo arancioni e diventiamo rossi e noi in Liguria non siamo mai stati rossi. Occorreva tenere l’attenzione alta ed espletare i controlli sul territorio per evitare gli eccessi in modo da mantener l’indice basso. Se poi vogliamo pensare che i controlli siano cosi capillari da scongiurare le tavolate in casa ciò è solo un’ ipocrisia. Se i locali rimangono aperti è ovvio che i controlli si fanno e noi lo auspicavamo in modo da poter certificare chi lavora con coscienza e colpire chi invece, elude le disposizione. Questo sarà il colpo di grazia per le nostre attività, si perderanno oltre 200 milioni di euro e quindi è una scelta scellerata”.

Unanime anche il pensiero di Andrea Di Baldessarre, presidente della Confcommercio di Sanremo. “Per l’ennesima volta il Governo, dichiara alla nostra testata, ha perso credibilità. Non si può giocare con le aziende, con i commercianti e gli albergatori e con la loro organizzazione. È stata richiesta la forza lavoro e sono state ordinate le merci e quindi non si può pensare di dirlo il 18 dicembre e di stravolgere quanto varato dal decreto del 3 dicembre. Il Governo non ha ben compreso la situazione. Non ci saranno solo i danni per i mancati introiti, ma anche per quanto acquistato e che non si potrà utilizzare. Per il commercio al dettaglio poi, adesso vedremo i negozi presi d’assalto e si creeranno assembramenti e poi i nostri negozianti dovranno subire una chiusura ingiusta. Con queste misure, continua, avremo problema anche nei mesi successivi sarà un disastro economico senza eguali ed è peggiore del primo lockdown. Da osservatore dico che sarebbe stato opportuno valutare gli indicatori sanitari su base regionale, ma ciò non è stato fatto ed è per questo mi chiedo come stiano facendo gli esperti e i membri del comitato tecnico scientifico. Nessuno mette prima l’ economia rispetto alla sanità, ma queste sono prese di posizioni non ragionate e non comprensibili”.

Guarda anche al futuro Ino Bonello, presidente provinciale della Confesercenti di Imperia. “Ora non possiamo fare altro che buon viso a cattivo gioco, ma i danni sono evidenti. Al di là del natale ci sono altri mille problemi che non fanno intravedere nessuna prospettiva positiva. Pare che arriverà il vaccino, ma la strada è ancora lunga. Le garanzie del Governo non ci convincono. Le attività sono tante e questi soldi stanziati sono solo dei palliativi. Non sappiamo quando ricominceremo a lavorare normalmente; vista la situazione mi viene da dire che qua ci siamo giocati il 2021 e ci stiamo giocando il 2022; sostanzialmente viene detto alle aziende di andare a fare mutui, ma risorse concrete non ce ne sono”.

 

Angela Panzera

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