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Attualità | 19 gennaio 2021, 10:26

Festival di Sanremo, lo sfogo di un imperiese nel settore dello spettacolo: "Farlo è un insulto per la nostra categoria ferma da un anno"

Da settimane si discute sull’opportunità di realizzare il prossimo Festival di Sanremo, in programma dal 2 al 6 marzo alla presenza del pubblico, come confermato dalla Rai

Festival di Sanremo, lo sfogo di un imperiese nel settore dello spettacolo: "Farlo è un insulto per la nostra categoria ferma da un anno"

Da settimane si discute sull’opportunità di realizzare il prossimo Festival di Sanremo, in programma dal 2 al 6 marzo alla presenza del pubblico, come confermato dalla Rai.

I critici ricordano che l’intero settore della cultura e dello spettacolo sia fermo da un anno a causa dei rischi dovuti alla diffusione del contagio da coronavirus, e che sarebbe inopportuno consentire lo svolgimento del Festival, soprattutto alla presenza del pubblico in sala.

A schierarsi tra i critici l’imperiese Alessandro Saglietti, giovane titolare della ‘Alexander Service’, ditta che si occupa dell’organizzazione di eventi. Su Facebook, Saglietti si è lasciato andare a uno sfogo:

Io sono del settore e vivo di spettacolo noleggiando, montando e smontando luci, impianti e palchi.  Quindi ciò che dico va contro di me”, scrive. 

Trovo un insulto fare il Festival di Sanremo, nonostante per noi sia sempre stato lavoro. Lo trovo uno smacco per tutti quei lavoratori dello spettacolo che hanno abbandonato il loro lavoro trovandone un altro di ripiego per portare i soldi a casa. Lo trovo una farsa perché non c’è alcuna coerenza con tutto il resto che ci circonda. I teatri sono tutti chiusi, come cinema e sale da concerto. Amici e colleghi che non lavorano da un anno e che ancora non sanno quando torneranno su un palco, però, non importa, noi facciamo il Festival, e con il pubblico. 

Ci sono aziende come la mia che non lavorano praticamente da un anno, ci sono persone che vivono di questo lavoro, che siano tecnici, uffici stampa, ballerini o coreografi e chi più ne ha più ne metta. E il rispetto per loro? Non importa. Noi facciamo il Festival. 

La verità è che dove ci sono i soldi e il potere tutto è possibile, fregandosene altamente di tutti quei valori di rispetto, solidarietà e anche sicurezza per la salute, visto il periodo. Siamo il paese dei perbenisti e dei cani che abbaiano ma non mordono. Ma forse ci va bene così, quindi, facciamo il Festival.

Concludo dicendo che è giusto onorare una tradizione italiana, ma fatelo nei giusti canoni ed adeguamenti come tutti gli italiani stanno facendo e hanno fatto. E soprattutto non fate tutto sto casino, che la vita va avanti anche con un Festival senza il pubblico”.

 

Francesco Li Noce

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