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Politica | 25 febbraio 2021, 18:27

Didattica a distanza e problemi per i genitori: il pensiero delle 'Sardine Ponentine'

"Ci sono numerosi studenti che non possono accedere alla DaD".

Didattica a distanza e problemi per i genitori: il pensiero delle 'Sardine Ponentine'

“Desideriamo sottoporre all’opinione pubblica e alle istituzioni scolastiche, una clamorosa mancanza di attenzione nei confronti di genitori di alcuni studenti della nostra provincia. Non siamo in grado di giudicare se si tratta di un disservizio o si tratta, perfino, di un abuso di ufficio da parte di incaricati di un pubblico servizio che hanno prodotto un danno alle famiglie aventi figli in DAD (Didattica a Distanza)”.

Interviene in questo modo il gruppo delle ‘Sardine Ponentine’, che prosegue: “La questione è che le segreterie di alcune scuole della Provincia, pur avendo dei tablet a disposizione per gli studenti che ne sono senza, non li hanno consegnati, prima della recente chiusura delle scuole, nonostante alcuni genitori si fossero presentati di persona per richiederli. Quindi ci sono numerosi studenti che non possono accedere alla DaD. La scuola pubblica ha un fondamento: convocare dei coetanei in una classe sotto la guida di un insegnante, per dare a tutti le stesse possibilità di partenza che poi ognuno svilupperà secondo talento, condizione sociale, interesse alla materia. La DAD questa uguaglianza la esclude già in partenza; non è solo questione di ambiente economico o di particolare situazione familiare, non dipende nemmeno dalle capacità tecniche dello studente. La questione ulteriore è essere in possesso di un proprio computer/tablet o della disponibilità di una connessione efficiente, che determina l'isolamento e una condizione di disparità che contraddice la regola base di un'istruzione per tutti”.

“È un dato di fatto: la DAD ha aumentato le differenze tra i più bravi e chi fa più fatica, tra chi ha le condizioni economiche e sociali per seguire bene anche a distanza e chi non le ha. La mancata consegna di tablet, per molti studenti e famiglie disagiate, è una grave privazione di un diritto fondamentale. Poi possiamo e dobbiamo discutere di come concretamente aiutare i ragazzi a recuperare questo tempo e queste occasioni perse, ma non possiamo limitarci a confermare che è un incubo pensare a un anno scolastico che si protrae, in questo modo, ulteriormente fino a luglio. È giusto che ogni scuola debba organizzarsi da sé, a partire dalle esigenze dei propri studenti, come è giusto che l’impegno aggiuntivo dei docenti e del personale amministrativo scolastico vada riconosciuto. Però questa questione secondo noi va posta e ci piacerebbe che le risposte le trovassimo tutti insieme, come cittadini, invece di indignarsi e alzare come al solito gli scudi”.

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