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Attualità | 27 aprile 2021, 18:11

Bar e ristoranti all’aperto: i piccoli Comuni chiedono intervento a Regione e ad Anci nazionale sul Governo

"L’adeguamento alla normativa - sostiene Anci - peraltro poco chiara riguardo dehors, tetti apribili e muretti, comporta spesso un notevole aggravio di costi per gli esercenti"

Bar e ristoranti all’aperto: i piccoli Comuni chiedono intervento a Regione e ad Anci nazionale sul Governo

Secondo la Consulta dei 'Piccoli Comuni' di Anci Liguria, bar e ristoranti rappresentano momenti di convivialità fondamentali per l’esistenza stessa delle comunità locali, ma il decreto cosiddetto 'riaperture' non fornisce risposte adeguate e sufficienti a garantire questa necessità. 

"L’adeguamento alla normativa - sostiene Anci - peraltro poco chiara riguardo dehors, tetti apribili e muretti, comporta spesso un notevole aggravio di costi per gli esercenti; inoltre, la conformazione fisica di molti centri storici dei Comuni soprattutto dell’entroterra, con budelli e viuzze strette, limita fortemente l’esercizio delle attività di ristorazione all’aperto. Per questi motivi, i Sindaci chiedono alla Regione Liguria faq dettagliate e chiarificatrici, e ad Anci nazionale di intercedere presso il Governo perché venga tenuto conto di queste esigenze in fase di conversione del decreto legge n. 52 'Misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19'."

Per il coordinatore della Consulta Piccoli Comuni di Anci Liguria Natale Gatto, Sindaco di Isola del Cantone: “I bar e i ristoranti nei piccoli paesi sono centri di aggregazione della socialità. Anci sta compiendo sforzi notevoli a livello nazionale per scongiurare lo spopolamento dei territori – afferma Gatto – Questi ultimi provvedimenti, purtroppo, marciano in senso contrario”. 

“Noi Sindaci non possiamo più garantire la tenuta sociale nei nostri Comuni perché abbiamo molte attività commerciali che non vedono risposte nelle aperture, anzi, devono subire un notevole aggravio di costi per adeguarsi alle nuove normative imposte e poter mantenere aperta la propria porta – commenta il vicecoordinatore vicario della Consulta Mirko Bardini, Sindaco di Montebruno – Stiamo assistendo a una indegna incoerenza tra le strategie di ripopolamento dei territori dell’entroterra supportate dal Piano di Sviluppo Rurale, che sostiene le aziende del territorio, e le norme emergenziali vigenti”.

Anche per il referente ligure della commissione nazionale Anci Montagna e Sindaco di Bormida Daniele Galliano, è necessario sostenere con provvedimenti ad hoc e favorire la riapertura delle attività economiche nelle zone periferiche, soprattutto quelle situate in territori caratterizzati da un clima meno favorevole rispetto alle zone costiere, come nella Val Bormida e nelle aree interne in senso lato.

“Le norme troppo spesso tengono conto dei grandi centri metropolitani e delle città medie dimenticando i Comuni di piccole dimensioni che, in Liguria, sono la realtà preponderante poiché rappresentano l’80% dell’intero territorio regionale - afferma il presidente della Provincia di Savona e Sindaco di Calizzano Pierangelo Olivieri, componente dell’Ufficio di Presidenza di Anci Liguria – Per questo motivo, convinti dell’importanza che rivestono le attività di ristorazione e mescita per la tenuta della coesione sociale e la ripresa economica, chiediamo delle faq chiarificatrici alla Regione Liguria e, tramite Anci nazionale, un’attenzione maggiore del Governo nei confronti anche di queste esigenze in sede di conversione del decreto legge n. 52 sulle riaperture”.

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