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Al Direttore | 18 agosto 2021, 07:36

Situazione in Afghanistan: il pensiero di una nostra lettrice "Come è possibile che sia accaduto?"

Situazione in Afghanistan: il pensiero di una nostra lettrice "Come è possibile che sia accaduto?"

Una nostra lettrice, Chiara Chiappori, ci ha scritto per commentare l’attuale situazione in Afghanistan:

“Diciamoci la verità, quante volte abbiamo pensato o sentito i nostri compagni di classe discutere sulla poca utilità di una delle materie più odiate dagli alunni, la storia. Io l’avrò sentito come minimo un miliardo di volte ed ogni volta ho pensato a quanto fosse stupida quell’affermazione. Non lo pensavo semplicemente perché essa è sempre stata una delle mie discipline preferite; non credevo che fosse sbagliato perché ritenevo che la storia fosse affascinante; non pensavo ciò perché ero convinta che la storia fosse la culla di tutti i ‘perché’ e di tutte le culture e certamente non perché ero brava e prendevo buoni voti (ammetto che qualcuno fosse anche bruttino). Quante volte alla vostra domanda o affermazione è stato risposto ‘Perché la storia insegna’ o ‘Perché la storia si ripete’, ecco io risponderò alla stessa identica maniera. Ora starete pensando a quanto banale io possa essere e avete ragione a pensarlo. Potrei dire altri miliardi di cose sulla storia ma sono convinta che la prima vera e indiscutibile ragione della sua incommensurabile importanza sia proprio quella che ci sentiamo dire fin da quando siamo bambini; insomma la più dozzinale. Ma oggi più che mai ne abbiamo la prova. Con l'attuale situazione sembra di essere tornati nel 1975, in Cambogia, nel momento in cui gli Americani, dopo cinque anni di insediamento, decisero di mollare tutto senza un evidente preavviso e cominciarono ad espatriare diplomatici, giornalisti, parte dei collaboratori e parte dei civili. Invece ci troviamo nel 2021, in Afghanistan, e dopo vent'anni d’insediamento l’America prende la stessa decisione. Le ragioni? Non è più considerato un punto strategico, è un conflitto troppo dispendioso e, come ha detto il saggio Biden, non si può più combattere per gli altri paesi. Eh si perché la ragione per la quale gli Stati Uniti d’America, il 7 ottobre 2001, avviarono l’ostilità con l’invasione dei territorio occupato dai Talebani fu quella di trovare il mandante dell'attentato alle Torri Gemelle (simbolo dei grandi e potenti USA e proprio per questa ragione loro grande ferita, oserei dire d’orgoglio). Quali delle motivazioni che ho citato prima vi sembrano più realistiche e quale la ‘scusa’ per tirarsene fuori? Non commenterò la scelta, sinceramente non ho tutte le informazioni per sapere quale decisione sarebbe stata la migliore e soprattutto non ho le competenze giuste per farlo, ma non riesco a smettere di chiedermi quale sarà la conseguenza. Ecco ieri mio zio Giorgio mi ha dato uno spunto di una possibile risposta, infatti mi ha fatto vedere un film riguardante il già citato 1975 (urla del silenzio) e poiché la storia si ripete ed insegna credo proprio che, se non si farà qualcosa, quello sarà l'esito più papabile. Voglio solo dire al Signor Biden che non si può combattere per gli altri paesi solo quando ci sono delle ragioni politico-economiche (dei tornaconto) di mezzo ed essere così crudi e apatici davanti al destino di morte e repressione di moltissimi esseri umani esattamente identici a noi ma con la sola sfortuna di essere nati in zone e culture diverse; guerra che non viene decisa dal popolo ma solo combattuta per conseguenza. Ora siamo tutti a chiedere, ma a cosa serve? Bisogna agire e non da codardi organizzando una missione di evacuazione, oggettivamente impossibile, ma da coraggiosi aiutando a salvare il maggior numero di vite possibili perché al loro posto potremmo esserci noi. Vorrei veramente capire chi sarà ritenuto sacrificabile e chi verrà salvato e portato fuori dall’Afghanistan, con quale criterio avverrà questa scelta. Sarà aiutato solo chi in possesso di un passaporto così come narra ‘urla del silenzio’ e quindi persone come Dith Pran verranno lasciate al loro destino? Non bastano le parole dei Talebani che promettono il perdono dei collaboratori ed un regime tollerante nei confronti delle donne, questo sappiamo benissimo che non accadrà. Così come evidentemente non hanno più valore le parole del motto occidentale ‘Winners never quit and quitters never win’. E mi unisco al coro di donne preoccupate per la sorte delle compagne Afghane chiedendomi quanto tempo dovremmo ancora assistere ai roghi delle streghe. Secoli di lotte per riscattare i diritti del ‘sesso debole’ per poi farne godere solo ad una piccola parte e come se non bastasse fare delle grandi retromarce. A questo punto mi viene da pensare che evidentemente se qualcosa non ci tocca in prima persona la nostra grande qualità sia quella di mettere i paraocchi come i cavalli per non aggiungere problemi alla nostra vita già tanto stressante”.

Carlo Alessi

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