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Sport | 09 gennaio 2022, 07:07

Pallapugno, Mariano Papone (Olio Roi Imperiese) racconta la nuova vita da direttore tecnico:" Abbiamo allestito una bella squadra: non ci poniamo limiti. E vi apro l'album dei ricordi"

Il neo dt della Olio Roi Imperiese presenta la squadra e si racconta dopo aver ringraziato tutto il mondo del balùn sui social

Pallapugno, Mariano Papone (Olio Roi Imperiese) racconta la nuova vita da direttore tecnico:" Abbiamo allestito una bella squadra: non ci poniamo limiti. E vi apro  l'album dei ricordi"

Anno nuovo, vita nuova. Mariano Papone si affaccia al 2022 nelle nuove vesti da direttore tecnico della Olio Roi Imperiese:” Passerò dai pantaloncini alla tuta, ma non indosserò la cravatta: sono un direttore tecnico da fatti, non da parole” scherza l’ ormai ex giocatore con 28 anni di Serie A alle spalle “Non potevo proseguire da giocatore perché il regolamento ti ferma ai 50 anni. Avrei potuto dire ancora la mia nelle categorie inferiori ma non avvertivo stimoli.”

Il nuovo direttore si è presentato  allestendo una squadra  importante e non si nasconde:” Penso che, con l’aiuto della società, abbiamo predisposto un organico davvero completo. Il battitore Federico Raviola è sicuramente un top player, già campione italiano nel 2018. E’ , a tutti gli effetti, uno dei pochi professionisti del pallone elastico: è un ragazzo serio e forte e sarà affiancato da una spalla giovane ed affidabile come Benso. Ci sarà poi Davide Iberto che è tra i migliori tre terzini della Serie A ed essendo mancino ci dà delle sicurezze nella sua posizione, soprattutto nel ricaccio. Aveva tante richieste ma siamo riusciti a riportarlo con noi. Mi ha fatto davvero piacere abbiano accettato perché entrambi credono nel progetto."

"Insieme a Roberto Novaro e Simone Giordano, che giocheranno larghi, creeranno un bel legame tra il campo e gli spettatori, perché sono giocatori del nostro territorio. Siamo riusciti ad allestire una squadra forte sulla carta e siamo ambiziosi ma sarà il campo a dirci dove potremo arrivare senza porci limiti. “

Papone era un vero lottatore e proverà a trasmettere la sua esperienza agli atleti:” Sono tutti ragazzi di esperienza  che conoscono bene il gioco. Personalmente quando cominciava la contesa non mollavo mai fino all’ultimo ‘15’ e proverò a trasmettere questa grinta”; è comunque già entrato nel nuovo ruolo da dt ed infatti aggiunge “sono grato alla società che ha creduto in me. Negli anni avevo frequentato tutti i corsi e conseguito il patentino da direttore tecnico ma,  dopo l’ultima stagione, mi ha dato subito fiducia e la possibilità di ricoprire questo incarico a tempo pieno.”

Con il 2021 si è chiuso un capitolo importante, quello da giocatore,  nella vita sportiva di Mariano Papone,  che ha ringraziato ‘ tutto il mondo del balùn’ con un accorato post sui social e aggiunge:" In carriera ho avuto tanto soprattutto in termini di amicizie, così ho voluto ringraziare tutti". Ha collezionato 811 partite e la curiosità viene spontanea: quale sarà la preferita?
Lo spareggio contro Molinari, nel 2003, per la semifinale. Partivo da ‘stra-sfavorito’ dopo aver vinto i playout mentre il mio avversario, che già era stato campione, ambiva al titolo.  Vinsi a Ricca d’Alba 11-10 e questo mi permise di andare in semifinale toccando la mia vetta personale più alta da battitore. Non fu tanto il risultato quanto il legame che si venne a creare tra giocatori e pubblico:  ancora oggi, quando vado in Piemonte, si ricordano di quella partita. Fu qualcosa di indescrivibile perché la gente era contenta, era emozionata per aver assistito a quell’incontro ed i giorni successivi mi arrivarono tante lettere di complimenti. Penso che lo sport sia emozione e quella fu la partita che più si avvicinò al mio ideale.”

Papone, nell’era moderna, è stato uno dei pochi a raggiungere il podio italiano ricoprendo tutti i ruoli: terzo da battitore, secondo da spalla e scudetto da terzino. Oggi ama raccontare il pallone elastico, in ogni modo. Quando apre il libro degli aneddoti diventa un fiume in piena:” Un’altra partita mi è rimasta nel cuore: la finale del 2006. Giocavo da spalla con Sciorella, eravamo già ‘vecchietti’,  e perdemmo contro Corino che invece  era l’astro nascente. Da molti viene annoverata come la partita più bella di sempre e ricordo che , al cambio di campo, le tremila persone presenti si alzarono in piedi per applaudire lo spettacolo che avevano ammirato, non i vincitori o i vinti. Ancora oggi se mi proponessero di scambiare una partita così intensa per il titolo finale, rifiuterei.  Per me lo sport è questo:  è uno spettacolo che deve trasmettere un’emozione. Un po’ come l’Italia calcistica del 1970: tutti ricordano il 4-3 contro la Germania e poco importa se poi non vinse quel Mondiale.  “

Alberto Ponte

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