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Cronaca | 04 febbraio 2022, 12:24

Imperia, conclusa la posa delle pietre d’inciampo per ricordare i concittadini deportati nei campi di sterminio (foto)

Ancora da collocare quella in memoria di Angelo Calsamiglia in via Mazzini alla Fondura interessata dai lavori

Imperia, conclusa la posa delle pietre d’inciampo per ricordare i concittadini deportati nei campi di sterminio (foto)

Si è conclusa stamattina la posa delle pietre d’inciampo in città iniziata il 27 gennaio scorso, nel Giorno della Memoria. Sono state, infatti, deposte quelle mancanti davanti alla casa di Dante Novaro in corso Garibaldi, nato a Porto Maurizio il 22/01/1912, deportato a Dachau e successivamente a Mauthausen dove è deceduto il 20/04/1945, giustiziato in camera a gas; di Carlo Ericario, in via  Porta Nuova 1 davanti all’Asilo ‘Gli Scoiattoli’, nato a Porto Maurizio il 24/06/1907, deportato a Mauthausen e deceduto ad Hartheim il 28/08/1944; di Renato Basso in via San Maurizio 39, nato a Porto Maurizio il 06/01/1921, deceduto il 09/10/1944 a Pisek a seguito di tubercolosi polmonare bilaterale. Ancora da posare la pietra d’inciampo in memoria di Angioletto Calsamiglia, in via Mazzini interessata dai lavori. Calsamiglia era nato a Porto Maurizio il 05/03/1920, deportato a Gusen e deceduto nell’ospedale militare di via Eusebio Pastori a Gallarate il 23/08/1944 per Tbc polmonare bilaterale.

Le foto si riferiscono alla posa a memoria di Carlo Ericario. Erano presenti per il Comune il vicesindaco Giuseppe Fossati e i consiglieri MotossoLandolfi, per la Commissione toponomastica Simona GazzanoGabriella Stabile Re, oltre ai parenti di Ericario, dirigenti e soci del Circolo Parasio

Il consiglio comunale dopo l'approvazione della proposta del consigliere di 'Imperia al Centro' Edoardo Verda, aveva dato il via alla ricerca storica per individuare con esattezza i nomi dei deportati imperiesi nei lager nazisti e il luogo di abitazione o di lavoro di ciascuno di essi.

Le 'pietre d’inciampo' sono iniziative poste in essere da molti Comuni italiani per 'depositare' nel tessuto urbanistico e sociale una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti e partigiani deceduti per la libertà. Questa iniziativa è partita dalla città di Colonia nel 1995 e ha portato sino ad ora alla posa di circa 60.000 pietre in diverse città europee e consiste nell’incorporare nel selciato stradale delle città, in genere davanti alle abitazioni delle vittime di deportazioni, dei piccoli blocchi in pietra (tipo 'sampietrini) ricoperti con una lamina di ottone che reca incise le generalità del deportato-partigiano ucciso, con data e luogo di deportazione e, quando nota, la data della morte.

L’inciampo non è fisico, ma visivo e mentale in quanto 'costringe' i passanti a interrogarsi su quella diversità e a ricordare quanto accaduto in quel luogo e in quella data, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità. Le pietre d’inciampo quindi sono un segno concreto e tangibile, ma nello stesso tempo discreto, che diviene parte del contesto urbanistico, a conferma che la memoria non può risolversi solo in appuntamenti occasionali e celebrativi, ma deve costituire parte integrante della vita quotidiana.

Diego David

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