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Economia | 23 marzo 2022, 07:00

Covid: la pandemia continuerà ad affligerci finché non sarà debellata da tutti noi

Da quando l'11 marzo 2020 il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha messo alla berlina i comportamenti di evidente inazione da parte di molti governi, confermando che l'epidemia di COVID-19 era qualificabile come certa pandemia, a distanza di due anni, pur disponendo di diversi vaccini mRNA e tradizionali di provata efficacia che potrebbero consentirci di porre fine alla crisi, riscontriamo il peggioramento dell’atteggiamento di alcuni governi nell’affrontare l’emergenza.

Covid: la pandemia continuerà ad affligerci finché non sarà debellata da tutti noi

Da quando l'11 marzo 2020 il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha messo alla berlina i comportamenti di evidente inazione da parte di molti governi, confermando che l'epidemia di COVID-19 era qualificabile come certa pandemia, a distanza di due anni, pur disponendo di diversi vaccini mRNA e tradizionali di provata efficacia che potrebbero consentirci di porre fine alla crisi, riscontriamo il peggioramento dell’atteggiamento di alcuni governi nell’affrontare l’emergenza.

Politiche discordanti

I politici dei Paesi ricchi affermano l’ormai prossima fine della pandemia, cavalcando il sentimento popolare che chiede rassicurazioni emotive e non razionali sul decorso della stessa; fingono che il COVID-19 sia superato, confinato nelle nazioni più povere, negando un’evidenza quotidiana in modo talmente sconsiderato da mettere a rischio i buoni risultati raggiunti nei loro stessi territori. Riaprono negozi, ristoranti e casinò, nonostante rimanga più sicuro giocare da casa utilizzando siti come Bonusfinder Italia e si ricomincia a viaggiare.

Il bilancio quotidiano certifica migliaia di decessi e contagi da coronavirus negli Stati a basso e medio reddito, attestando che la pandemia è tuttora in corso nel sud del mondo. Il conto delle vittime dovute al COVID-19 in queste nazioni è quattro volte più elevato di quello nelle aree ricche. Statistiche oggettive ci dicono che a morire sono amici, parenti, i nostri cari.

Danni collaterali

I danni collaterali della pandemia sono elevatissimi in Paesi come l’Uganda che ha affrontato la prima ondata con un blocco totale per 22 mesi e solo ora sta riaprendo le scuole. In questo periodo molte ragazze in età scolare si sono sposate e hanno avuto figli. Nei primi 18 mesi della pandemia, circa 650.000 ragazze adolescenti sono rimaste incinte in Uganda. Di loro molte non torneranno mai all'istruzione. Questo è solo un esempio di come le misure prese per contenere la pandemia affliggano le popolazioni degli Stati poveri.

Non disponendo tuttora di sufficienti dosi di vaccino, la rimozione delle restrizioni non farà altro che accrescere la diffusione del virus tra le popolazioni non immunizzate, con l’incremento del rischio che possano comparire nuove varianti capaci di minacciare i progressi nella lotta al Covid-19 ottenuti nei Paesi più ricchi. Potenzialmente questo potrebbe prolungare la pandemia, con tutte le difficoltà associate.

Mentre i leader delle nazioni più ricche hanno più volte affermato "nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro", a distanza di due anni non abbiamo visto una concreta applicazione di queste parole. Ai comunicati stampa che annunciano la donazione di milioni di dosi di vaccini COVID-19 non seguono fatti tali da rispondere alle reali esigenze dei Paesi poveri, che devono essere assistiti anche nell’organizzazione delle inoculazioni, nella comunicazione e nel trattamento dei contagiati.

Sprechi e malagestione

Non ultima la sporadicità delle donazioni e la riluttanza ad applicare le norme sulla sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini, tali da consentirne una maggiore produzione e abbatterne i costi. Esistono non meno di 120 strutture inutilizzate in grado di produrre vaccini a mRNA, test e trattamenti COVID-19 nel sud del mondo.

Le nazioni a basso e medio reddito hanno compiuto molti tentativi per spezzare questi monopoli e ottenere l'accesso agli strumenti necessari per combattere il virus. In Sudafrica, un consorzio di produttori guidato dall'OMS ha sviluppato con successo una versione del vaccino mRNA COVID-19 che è stato sequenziato per la prima volta da Moderna e dal National Institute of Health degli Stati Uniti, grazie a notevoli finanziamenti pubblici.

Mentre questi risultati sono stati condivisi con l’OMS, Moderna ha addirittura depositato brevetti in Sudafrica, nonostante l'impegno pubblico di non imporre brevetti sul proprio vaccino anti COVID-19.

Questa presa di posizione di Moderna potrebbe inficiare l’opera dell’OMS che prevede l’utilizzo della tecnologia mRNA per la produzione di vaccini anche contro altre malattie, consentendo l’indipendenza sanitaria all’Africa.

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