Eventi - 19 maggio 2022, 11:40

Le artiste imperiesi Florkatia Libois e Maria Paola Amoretti espongono alla galleria Sartori di Mantova

La mostra si chiama 'Tronchi e Alberi'. Dopo aver partecipato a numerose collettive in Italia e all’estero adesso si propongono in una personale a due.

Le artiste imperiesi Florkatia Libois e Maria Paola Amoretti espongono alla galleria Sartori di Mantova

Due artiste di Imperia espongono alla galleria Sartori di Mantova in una mostra intitolata 'Tronchi e Alberi'. Dopo aver partecipato a numerose collettive in Italia e all’estero, si propongono in una personale a due.

Florkatia Libois “artista versatile, grazie alle molte tecniche che nel tempo ha affinato, si definisce “ artista della diversità ”, forse per la complessità del suo guardare e scrivere con il colore la diversificazione della natura, dell’uomo, prendendo distanza etica dall’inquinamento nato dalle mani dell’essere umano contemporaneo”, come scrive la Professoressa Silvia Bottaro della stimata associazione 'Aiolfi' di Savona, che ha curato le critiche delle due artiste imperiesi. Florkatia interpreta “l’oggi così complesso, a volte urticante, altre poetico. I suoi alberi, “anime ormai secche nel deserto della vita”, sono umani ed esprimono un canto che è un “inno silenzioso ma potente verso il cielo”, una preghiera, una richiesta d’aiuto al Soprannaturale. L’uomo, sempre più solo davanti ai disastri che ha causato, sembra lanciare messaggi da cogliere al più presto. Florkatia li vede, li sente nel profondo, “li interpreta con passione e li presenta a noi per creare una coscienza sempre più vera, ampia e decisionale”. Come scrisse il Prof. Paolo Levi, “Florkatia è una pittrice di “avvertimenti” che rimanda all’osservatore un universo segnato dalla violenza .

Maria Paola Amoretti, scultrice, come un Demiurgo plasma l’argilla, materia che predilige nella povertà e sincerità della sua plasticità “divenendo cantore di una poesia drammatica e lirica che le sue opere mettono bene in evidenza.” La sua arte ha in sé una narrativa dai forti caratteri espressionisti ed è “libertà contro ogni finzione”. “Tutto ciò si traduce nella terracotta con “tronchi”, sia umani sia vegetali, violati spesso, lacerati dalle ferite della quotidianità. Forme tridimensionali al confine, in qualche modo, tra fiction e realtà, dove il mistero e l’enigma di quelle ferite hanno echi antichi, ancestrali, primigeni dove il silenzio ne sottolinea il pathos e la luce scava la loro storia”. Una tecnica ed una luce caravaggesca, su quei tronchi plasmati con forza, morbidezza e dolcezza, rendono possibile la verità di tutti i dolori subiti dall’essere umano. “Le sue opere, come quelle di Agenore Fabri, in quelle lacerazioni scarnificate sul tronco, mettono in luce nuove immagini della precarietà e problematicità dell’oggi e dell’inquietudine, che anche inconsciamente, viviamo e subiamo”.

Le due artiste, sicuramente espressioniste, mettono a nudo la loro anima e vedono “con il cuore”, perché  come disse il 'Piccolo Principe': “l’essenziale è invisibile agli occhi”.

C.S.

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