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Attualità | 21 luglio 2022, 07:11

Da Imperia il primo studio italiano sul Long Covid nei bambini, Trapani (Asl 1): "Osservate i vostri figli e confrontatevi col medico"

Ne sono stati valutati più di 650 appartenenti a 8 regioni. I dati evidenziano che il 24% soffre di disturbi correlati all'infezione, a distanza di almeno 2 mesi e sino a 9: problemi respiratori, astenia, ansia, perdita memora e difficoltà di concentrazione

Da Imperia il primo studio italiano sul Long Covid nei bambini, Trapani (Asl 1): "Osservate i vostri figli e confrontatevi col medico"

C’è anche la provincia di Imperia tra le realtà sanitarie che hanno preso parte al primo studio italiano, i cui dati sono stati pubblicati sull’Italian Journal of Pediatrics, che ha monitorato il Long Covid e il conseguente rischio per i bambini. Lo studio infatti, ha registrato la collaborazione tra il dottor Gianfranco Trapani, pediatra di Asl 1 imperiese, il Prof. Enrico Bertino e la Dott.ssa Giulia Maiocco (Città della Salute e della Scienza, Università di Torino), il Prof. Vassilios Fanos (Università di Cagliari)ed il Prof. Giuseppe Verlato dell’Università di Verona.

Sono stati valutati più di 650 bambini appartenenti a 8 regioni italiane che hanno contratto il covid tra ottobre 2020 e giugno 2021. “ Il 24% della popolazione pediatrica che ha superato la fase acuta del covid con sintomi lievi o assenti soffre di disturbi correlati all’infezione da Sars-CoV-2 a distanza di almeno 2 mesi dalla guarigione, e fino a 9 mesi dalla stessa”: questo il dato che emerge principalmente dallo studio. Aver sviluppato sintomi in fase acuta, quindi, aumenta significativamente il rischio di long covid, portandolo dall’11,5% al 46,5%, mentre l’aver malattie concomitanti (asma, rinite allergica) non causa nessun rischio aggiunto.

“Per Long Covid negli adolescenti, ci spiega Trapani, si deve intendere la persistenza di sintomi che sono diversi dal covid ma che possono ‘ricordare’ la malattia; oltre il 20% dei bimbi manifestano dei sintomi che nella prima fascia di vita riguardano l’apparato respiratorio mentre nell’adolescenza riguardano invece, l’astenia, la difficoltà di concentrazione, l’ansia e la perdita di memoria”

Solitamente bambini e adolescenti superano l’infezione acuta da Sars-CoV-2 con una sintomatologia spesso lieve o addirittura assente. Molti di loro, però non giungono perciò all’attenzione del pediatra ed eventuali sintomi, che si presentano a distanza dalla fase acuta, possono non essere correttamente riconosciuti dai genitori né associati al Covid. Appena pubblicati sull’Italian Journal of Pediatrics, i dati dello studio – il primo del genere in Italia – confermano e consolidano il valore delle raccomandazioni espresse dalla Società Italiana di Pediatria dalla Federazione Italiana Medici Pediatri, e da altre Società Scientifiche Pediatriche: bambini e adolescenti che hanno contratto il covid, anche se in modo lieve, devono essere monitorati dai genitori e in caso di comparsa di sintomi vanno sempre visitati e valutati dal pediatra di famiglia. I sintomi più frequentemente lamentati dai piccoli pazienti sono stati, nell’ordine: affaticamento (7%), problemi di natura neurologica – difficoltà di concentrazione, sensazione di annebbiamento e cefalea– (6,8%) e sintomi respiratori (6%).

Sempre secondo lo studio l’incidenza di Long Covid è quasi raddoppiata nei bambini più grandi e negli adolescenti rispetto ai più piccoli, passando dal 18,3% (0-5 anni) al 21,3% (6-10 anni), fino ad arrivare al 34,4% di rischio(11-16 anni). Nella fascia di età maggiore ai sintomi più tipici si possono associare ansia, agitazione, disturbi del sonno e del comportamento. L’unico tipo di patologia long covid che si riscontra più frequentemente nella prima infanzia è quella respiratoria, con l’11,4% di rischio nella fascia 0-5 anni contro il 3,8% dopo i 6.

“Questo studio, evidenzia il dottor Trapani, è nato da una mia idea poiché mi sono reso conto che sia i pazienti che le mamme riferivano questi sintomi nonché molti comportamenti anomali. Avendo in attivo la collaborazione con l’Università di Cagliari ed essendo coordinatore del gruppo collaborativo dei pediatri del territorio ho chiesto ai miei colleghi di rilevare questa situazione e attraverso interviste telefoniche oppure l’ascolto diretto dei pazienti. Volevo quindi appurare se la situazione che io stesso avevo riscontrato fosse uguale per tutti. Ci serviva quindi una percentuale”.

Per il dottor Trapani quindi fondamentale resta il rapporto instaurato tra medico e paziente e soprattutto “occorre - evidenzia, che i genitori se osservano sintomi anomali devono subito parlarne con il medico; i primi osservatori della sua salute dei bambini sono i genitori che quindi possono rilevare comportamenti anomali. Molto pù importante del pediatra è la famiglia . Per quanto riguarda il long covid, prima si interviene meglio è, non c’è nessuno che non guarisce. In definitiva le famiglie devono osservare i propri figli e successivamente confrontarsi con il proprio medico. Il problema va affrontato insieme per poi discuterne e prendere sempre insieme una decisione”.

Anche per quanto riguarda la decisione di vaccinare contro il covid-19 i più piccoli per il dottor Trapani “questa decisione spetta alla famiglia e al pediatra; la famiglia deve assolutamente confrontarsi col medico. Si può consigliare ma lo devono scegliere i genitori insieme al medico. Ogni caso va valutato dal paziente in rapporto col proprio medico. È utile, ma la scelta deve spettare alla famiglia in accordo col proprio pediatra”.

 

Angela Panzera

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