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Attualità | 06 ottobre 2022, 15:44

Gli studenti imperiesi alle prese con i test di ingresso alle Facoltà universitarie

In alcune prove, con 1400 candidati a fronte di 300 posti disponibili, il 60-70% era costituito da adulti. Ne nasce uno "scontro generazionale" figlio della politica degli ultimi anni (senza distinzione di colore).

Gli studenti imperiesi alle prese con i test di ingresso alle Facoltà universitarie

Tra i problemi imprescindibili ed ormai non più rimandabili sui quali la politica dovrà mettere mano, una volta formato il nuovo Governo, c'è sicuramente una riforma del sistema scolastico. Una riforma che però non dovrà riguardare le solite cervellotiche innovazioni, reali o presunte tali, che spesso creano più confusione che vera semplificazione ed efficienza. Quello che serve è una riorganizzazione volta a migliorare il servizio, a partire dall'accesso agli studi.

Molti studenti della provincia di Imperia, come del resto d'Italia, si sono imbattuti in queste settimane nei famosi test di ingresso alle Facoltà a numero chiuso. Una riflessione dovrà infatti riguardare sia la necessità o meno di limitare gli ingressi in alcune singole Facoltà (a volte necessario ed altre obiettivamente meno) ma anche la modalità delle prove.

Nei giorni scorsi in molte prove di accesso si sono registrati numeri impressionanti: senza andare a scomodare la famosa Medicina, ci sono Facoltà che hanno registrato 1400 richieste per appena 300 posti. Uno dei dati più evidenti che deve far pensare, anche sulle mancanze della politica degli ultimi decenni, in cui si sono succedute diverse maggioranze senza distinzione di colore, è la "fame di lavoro" che si riflette sui test di ingresso. 

La cosa più curiosa, che si lega a quanto dicevamo sulla "fame di lavoro", è legata al fatto che il 60-70% di questi candidati non erano studenti neo diplomati, ma persone adulte in cerca di un lavoro o quantomeno di una stabilizzazione per la quale è necessaria una laurea.

Questo cosa significa? Che per ogni 40enne (o anche di più) che entra nei 300 ambiti posti, ci sarà un 18enne che rimane fuori. Un vero "scontro generazionale", da alcuni definita anche "guerra dei poveri", nella quale nessuno ha colpe ma sono tutti vittime in buona fede, i giovani che sognano un futuro e i meno giovani che sognano una tranquillità che alla loro età sarebbe già dovuta arrivare.

Chi ha colpa di questa situazione? La lista è lunga e ormai sarebbe anche inutile tirare fuori le responsabilità di uno o dell'altro. Guardiamo al futuro, con la speranza che chi guiderà l'Italia metta davvero mano ad un settore fondamentale per il futuro del Paese, perchè lavorare sulla scuola significa garantire una classe dirigente del domani preparata e all'altezza per il bene dell'Italia stessa e del suo avvenire.

 

Federico Marchi

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