Secondo la relazione del Prefetto De Chabrol, che resse il Dipartimento di Montenotte, durante l'impero napoleonico e poi fu nominato Prefetto di Parigi, andavano subito distinti due generi di commercio dell'olio, soprattutto nella zona occidentale del Dipartimento: quello degli olii di Napoli e della Sicilia, e quello che risultava dalla vendita del prodotti del territorio.
Il primo genere di commercio, che era assai vantaggioso, era ormai quasi totalmente cessato, anche a causa delle vicende belliche in corso. Il secondo aveva, invece, cambiato di natura e, di conseguenza, era più incerto da gestire. Ciò nondimeno si contavano operativi 40 bastimenti da 150 tonnellate impiegati nel commercio d'olio del reame di Napoli. Di questi 40 bastimenti, 24 appartenevano a Laigueglia, 12 a Cervo e 14 a Diano. Gli olii di una qualità inferiore, e in grado soltanto di fare sapone, erano trasportati a Marsiglia; la quantità di acquisti dipendeva dalle situazioni più o meno favorevoli e dalle stagioni; ma ogni anno ne venivano importati almeno 100 mila barili e talvolta anche 200 mila. Il ricavo netto era dal 10 al 15 per cento, comprese le spese dei noli e dei costi di magazzino. I fondi impiegati erano di quattro milioni per la colonna propriamente detta, e di un milione e seicentomila franchi per le carcasse dei bastimenti; anche il reddito netto era da 560,000 a 84,000 franchi, che rientravano pressoché interamente alle case olearie di Laigueglia, Cervo e Diano. Tre case sostenevano da sole spese per 1,100,000 franchi, mentre gli altri azionisti erano meno forti, ma rappresentavano nell'insieme tutto il dipartimento.
I Genovesi, i Marsigliesi e i Napoletani avevano qualche parte degli avanzi dei fondi e dei ricavi; tuttavia questa parte era troppo poco rilevante per tenerne conto. Il commercio dell'olio del paese era sostenuto in prevalenza dai negozianti di Porto Maurizio. Questi ultimi ricevevano tutte le richieste direttamente dalla Francia, dall'Olanda e dal Nord Europa in genere; essi ne effettuavano la maggior parte dei carichi e inviavano la merce con partenza principalmente da Oneglia, Diano, Cervo e Riva nel Dipartimento, da Taggia e da Bordighera fuori del Dipartimento. I banchieri di Genova anticipavano una notevole somma dei fondi necessari per l'acquisto dell'olio. I commissionari di Porto Maurizio li rimborsavano per le tratte in cui operavano il trasporto per i committenti, circostanza anche questa che di solito era finanziata dai banchieri genovesi. Vascelli stranieri venivano a caricare gli olii, quando i loro navigli non erano disturbati dalla pirateria barbaresca, che talora era attiva al largo delle coste liguri, e quindi riuscivano a portare senza problemi la merce a destinazione; altrimenti i vascelli del dipartimento trasportavano direttamente l'olio fino a Marsiglia o in Languedoc. In tutti questi casi, il ricavo netto, assolte le spese di noleggio, era del 7 per cento, a favore del Dipartimento, di cui il 3 per cento costituiva il diritto di commissione e veniva diviso tra i responsabili del carico, battellieri impiegati per l'imbarco, incaricati del tonnellaggio e coloro che preparavano il carico. Il calcolo di 7 milioni, come valore complessivo dell'esportazione, era piuttosto approssimativo, mentre la ricaduta a favore del Dipartimento su tale genere di commercio era di 490,000 franchi, indipendentemente dal guadagno proveniente dai noli che si eseguivano in larga misura con i mezzi locali.
"Il commercio del momento, scrive il Prefetto De Chabrol, tiene conto degli interessi dei proprietari e dei negozianti del Dipartimento e viene perfezionato su tutta la costa da Finale a Riva; il noleggio dei bastimenti costa 3 franchi e 50 il quintale e 35 franchi al tonnellaggio. Le merci sono trasportate a Marsiglia e talvolta fino a Parigi. Il commercio dell'olio, tuttavia, è alquanto incerto e negli ultimi tempi, conclude De Chabrol, ha rovinato molte case olearie a causa del prezzo troppo elevato del prodotto, un prezzo che ha finito per non soddisfare la richiesta che si è rivolta altrove". Fin qui il Prefetto De Chabrol. Il mondo dell'olio in Liguria, per concludere, non riuscì tuttavia a godere benefici sensibili, in quel periodo, dovuti alla caduta dei dazi verso la Francia, perché le vicende belliche, a cui abbiamo fatto cenno, con le relative e continue leve militari, contribuirono a distrarre manodopera e risorse dagli obiettivi primari del settore. Inoltre condizioni non del tutto favorevoli sul piano climatico e meteorologico non influirono in modo positivo su un settore già di per sé precario.
Pierluigi Casalino