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Sanità | 19 marzo 2023, 06:00

La disforia di genere: cosa è e come affrontarla

Per diagnosticare tale disturbo è necessario che vi sia una compromissione a livello sociale, scolastica o lavorativa.

La disforia di genere: cosa è e come affrontarla

Secondo il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, la“disforia di genere” riguarda quegli individui che sviluppano un’identità di genere opposta al sesso biologico di nascita. Per diagnosticare tale disturbo è necessario che vi sia una compromissione a livello sociale, scolastica o lavorativa.

Già a tre anni la maggior parte dei bambini e delle bambine differiscono per comportamenti e interessi a seconda del sesso biologico di appartenenza; può accadere talvolta che un certo bambino o bambina non preferisca ciò che comunemente sceglie il gruppo di riferimento. Nella maggior parte dei casi non vi è alcuna correlazione con lo sviluppo di una disforia di genere, solo in una minoranza di soggetti questo aspetto perdura in età adolescenziale e in quella adulta.

I dati statistici ci dicono che negli ultimi anni, in particolar modo dal 2020, vi è un incremento notevole delle diagnosi di disforia di genere. Anche l’età in cui si presenta questo tipo di disagio si sta progressivamente abbassando.

Vi sono diverse ipotesi sulle ragioni di questo notevole incremento che riguardano differenti aspetti: biologici, culturali, relazionali, psicologici e sociali. In questa sede ci soffermeremo maggiormente sugli aspetti culturali, relazionali e psicologici. Per quanto riguarda gli aspetti biologici sappiamo che una delle variabili più studiate riguarda gli androgeni, ossia gli ormoni maschili; se la mamma è gravemente stressata in gravidanza, produce ormoni maschili più deboli e questo ha degli effetti sul feto in crescita.

Per quanto riguarda gli aspetti culturali, relazionali, psicologici e sociali sono state identificati diversi fattori. In primo luogo, la crescente tendenza ad una sessualizzazione precoce nella prima adolescenza e in alcuni casi anche nella preadolescenza. La sessualità è molto presente nella cultura contemporanea, dalla letteratura ai film agli spot pubblicitari; da questo deriva una notevole sollecitazione che il preadolescente subisce. Questo aspetto è associato al fatto che le nuove generazioni appaiono in realtà sempre più sole, poiché la vita virtuale spesso prevale su quella reale. La sperimentazione sessuale slegata dall’affettività e dalla relazione e l’abbassamento delle capacità relazionali possono incidere sullo sviluppo dell’identità dell’individuo in crescita, che risulta più fragile e vulnerabile. Anche il fenomeno sempre più frequente di giovanissimi che si identificano in un’identità così detta “fluida” in molti casi è espressione di un’inquietudine molto profonda che va indagata. A prova di ciò sono le statistiche che ci dicono che i soggetti che presentano e vivono questa fluidità nei rapporti con gli altri, sono più esposti all’uso di alcool e droghe. È evidente quindi lo smarrimento e la sofferenza che si cela dietro ad un tale comportamento.

La sperimentazione sessuale “scissa” dall’affettività conduce alla perdita non solo della parte affettivo-amorosa della relazione con l’altro, ma anche la perdita di quel vissuto soggettivo ed esclusivo che vive il soggetto nella relazione. A questo aspetto di fragilità si aggiunge l’influenza del mondo social. Molti giovanissimi con una identità senza una base solida, a prescindere dalle cause e dalle problematiche, possono trovare una sorta di sollievo se si identificano con altri soggetti che raccontano la loro esperienza di cambio sesso.

Dal punto di vista psicologico la ricerca della propria identità (cioè di chi siamo) è tipico della fase adolescenziale e un certo smarrimento fa parte proprio dello sviluppo della personalità di un giovane. Fondamentale è osservare ciò che l’individuo vive, cercando una lettura profonda e diversificata. Quindi è doveroso fare un’attenta analisi quando l’individuo, soprattutto se è preadolescente, presenta questo tipo di disagio; è bene non affidarsi alle informazioni in rete, ma agli specialisti che si occupano del disagio psicologico. Tenendo conto che, come accennato, esso è prima di tutto l’espressione di una difficoltà che va ascoltata e non “etichettata” troppo velocemente. Questo perché, visto l’incremento così forte dei casi, è bene dare il giusto ascolto a chi realmente ha un disturbo di disforia di genere, così come è doveroso capire la presenza di altri tipi di problematiche.

L’attuale è una società che esprime una cultura dove sembra prevalere l’aspirazione all’autodeterminazione, che scavalca tante volte le reali necessità del soggetto. L’invadenza di un sistema di pensiero dove tutto appare possibile, produce una ricerca di sé colorata più dalla volontà che dalla necessità. Quindi è doveroso prendere seriamente il disagio mostrato per cercare di trovare la vera motivazione alla sua base. La ricerca di sé è un principio ontologico fondamentale e deve trovare la giusta considerazione, ma deve esser svolta con accortezza per evitare il rischio di indirizzare un giovane verso un epilogo che non corrisponde alla sua vera natura.

 

                                                                                  DOTTORESSA IRENE BARBRUNI

 

 

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L'Infermiere è un professionista sanitario laureato il cui compito è la somministrazione della cura, il controllo dei  sintomi e la  cultura all’ Educazione Sanitaria.

 

                                                                                                          Roberto Pioppo

 

 

 

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