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Attualità | 09 giugno 2023, 10:19

San Bartolomeo al Mare: successo di partecipazione per l'incontro su 'Contrastare il cambiamento climatico, affrontare alluvioni e siccità'

Un documento che critica l’indirizzo del decreto siccità del governo, ispirato sostanzialmente da una logica emergenziale e delle grandi opere, e segnala alcune priorità su cui lavorare e intervenire

San Bartolomeo al Mare: successo di partecipazione per l'incontro su 'Contrastare il cambiamento climatico, affrontare alluvioni e siccità'

Si è svolta con successo, al Centro Incontro di San Bartolomeo al Mare, l’iniziativa promossa dai comitati dei movimenti per l’acqua, Cittadinanzattiva ed Attac, in merito alla presentazione del documento 'Contrastare il cambiamento climatico, affrontare alluvioni e siccità, preservare la risorsa acqua bene comune' del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Un documento che critica l’indirizzo del decreto siccità del governo, ispirato sostanzialmente da una logica emergenziale e delle grandi opere, e segnala alcune priorità su cui lavorare e intervenire.

Molto meglio prevenire che continuare a puntare su uno sviluppo che si disinteressa del rischio idrogeologico, perché la cura del territorio può aiutare l’autodifesa naturale dell’ambiente. "La Liguria e il ponente continuano ad essere la maglia nera - è scritto nel documento finale - per rischio frane e abusi edilizi con 6 edifici su 100 irregolari e il 55% della popolazione che vive in zone pericolose (rapporto ISPRA 2022). Un territorio dove ciò nonostante continuano le cementificazioni e le progettazioni di un ospedale in un’area esondabile nel torrente Argentina o di una nuova diga più a monte, in luoghi geologicamente inappropriati, franosi e ad elevato rischio sismico, della quale si sa poco e niente. In un luogo simbolico, dove la resistenza della popolazione all’indomani della tragedia del Vajont, impedì la realizzazione dell’opera. E’ necessario intervenire sulla conversione ecologica dei settori produttivi del territorio, le attività florovivaistiche già in grave ritardo, come evidenziato dallo studio Sumflower del 2011-2013 commissionato dai Giardini Hambury e dall’Università di Genova su 10 importanti aziende, che ha rilevato criticità per il rilascio di sostanze inquinanti (in acqua, suolo e atmosfera), una significativa componente industriale nella produzione rispetto ad una tradizionale filiera agricola. In generale l’impronta ecologica delle aziende, nonostante producano beni naturali, eccede la bio capacità, ovvero la disponibilità di territorio ecologicamente produttivo. Così come è urgente intervenire sulle perdite delle reti idriche, che superano il 40% contro una media europea del 15% invece che investire sul consumo di suolo e imponenti infrastrutture".

"Viviamo una crisi sistemica - termina - che esige un ripensamento del modo di concepire la gestione del servizio idrico, ripartendo dall’idea dell’acqua bene comune, incompatibile con le regole del mercato che ci hanno portato al disastro attuale. Per far questo Rivieracqua deve restare una società pubblica contrariamente all’indirizzo che stanno prendendo i sindaci dell’Ato idrico imperiese. Occorre ripartire dalle comunità come le proposte della campagna 'Riprendiamoci il Comune' per difendere i beni comuni, il territorio e per una nuova finanza pubblica al servizio delle persone".

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