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Cronaca | 14 novembre 2023, 17:21

Spaccio di droga nel dianese: l'associazione di stampo mafioso nelle minacce ai morosi e ai 'concorrenti'

Sia nel metodo di acquisto e vendita della droga che nella costituzione di un monopolio dello spaccio e nelle ‘punizioni’ su chi non pagava

Spaccio di droga nel dianese: l'associazione di stampo mafioso nelle minacce ai morosi e ai 'concorrenti'

Sono previsti per domani, nel carcere di Marassi, i primi interrogatori di garanzia degli arrestati nell’ambito dell’operazione antidroga della Guardia di Finanza, che ha portato al fermo di 26 persone.

Le ordinanze di custodia cautelare, lo ricordiamo, hanno colpito: Domenico Gioffrè, Giovanni De Marte, Michela De Marte, Antonino Laganà, Lorenzo Onda, Giovanni Chimienti, Emanuela Surace, Lorenzo Chirco, Vincenzo Santarpia, Giovanni Striglioni, Nicolò Striglioni, Andrea Ziella, Leonardo Randy Fiss Nieto,  Gato Guillermo Tonbar Niemes, Antonio Arcangelo Raso Casanova, Robert Josè Capa Marquez, Daniel Ciulla, Alessandro Casa, Indrit Shaba, Gianluca Cavalcante, Jimmy Kuci, Eugers Zezha, Monica Poretti, Elvis Collaku, Ayiob Gbali.

Il dispositivo del Tribunale di Genova, emesso in relazione all’indagine della Guardia di Finanza che ha inchiodato la banda di spacciatori di droga della nostra provincia, è incentrato sul fatto che gli arrestati e gli indagati avessero impiantato una vera e propria associazione di stampo mafioso, sia nel metodo di acquisto e vendita della droga che nella costituzione di un monopolio dello spaccio e nelle ‘punizioni’ su chi non pagava.

L’associazione, viene evidenziato nell’ordinanza, operava con modalità tipicamente mafiose, affermando una sorta di egemonia territoriale nell’area di Diano Marina dove gestiva lo spaccio grazie ad una cospicua rete di venditori, imponendo il proprio monopolio grazie alle minacce ed all’evocazione del nome della famiglia ‘De Marte – Gioffrè’ che, per reputazione criminale acquisita, le consentiva di affermarsi nel mercato locale degli stupefacenti anche senza ricorrere alla violenza.

In particolare si parla di un caso relativo alla probabile interferenza di uno spacciatore marocchino nell’attività di Daniel Ciulla e nel quale veniva evidenziato come intollerabile che altri invadessero la sua zona. In quel caso fu Vincenzo Santarpia ad essere incaricato di inviare chiari messaggi di ritorsione. In particolare vengono avvisati i ‘concorrenti’ che i ‘calabresi’ avrebbero perso la pazienza: “Ti sparano addosso e, se vuoi lavorare, lavori con noi”. Minacce anche da Gioffrè a Giovanni Paribello: “Non siamo liguri eh! Perche non parli con un milanese ma con un calabrese”.

L’episodio più cruento è stato il sequestro di Giovanni Striglioni, debitore della banda che, per scontare il debito aveva anche ceduto la proprietà di una moto ad un prestanome indicato da Gioffrè. Giovanni De Marte avrebbe anche costretto Striglioni ad inginocchiarsi mentre veniva picchiato. E ci sono anche intercettazioni in merito di Gioffrè che dice “Gianni è stato prelevato… a noi ci mettono il reato di mafia. Ci può costare il carcere di alta sicurezza”.

Chiara anche la minaccia ad un cliente da parte di Domenico Gioffrè nella villa di Diano Castello: “Non devi venire più, hai capito? Io ti sparo in bocca!”

Carlo Alessi

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